Better Call Saul 6x13 - Chiamavano Saul, la recensione [finale di serie]
La fine è arrivata. Better Call Saul saluta i suoi spettatori e fan con un ultimo episodio che conclude la storia del suo protagonista
La fine è arrivata. Better Call Saul saluta i suoi spettatori e fan con un ultimo episodio che conclude la storia del suo protagonista e dell'universo di personaggi che lo hanno circondato in Breaking Bad prima e nello spin off a lui dedicato dopo.
Viaggi nel tempo, parte I
L'episodio si apre con un flashback che ci riporta all'estenuante camminata nel deserto compiuta da Saul e Mike nell'ottavo episodio della quinta stagione. Trasportando i soldi di Lalo in due grandi borse, i due arrivano a un pozzo d'acqua e si riposano. Saul si domanda come andrebbero le cose se decidessero di dividersi i soldi a metà e scappare, non trovando sponda da Mike. I due, poi, ipotizzano cosa farebbero se avessero a disposizione una macchina del tempo. Mike, dopo aver spiegato a Saul che farebbe il necessario per vivere una vita diversa e assicurarsi che i suoi cari stessero bene, rimprovera Saul che, invece, farebbe soltanto in modo di avere sempre più soldi per sé. Con questa scena, nella quale da una parte esprime rimpianti e dall'altra dimostra tutta l'umanità che si nasconde sotto la sua scorza dura, salutiamo per sempre il personaggio di Mike Ehrmantraut e il suo splendido interprete, Jonathan Banks.
L'uomo in fuga
Nel presente, Saul/Gene Takavic scappa con la sua auto dall'abitazione di Marion e Jeff, non prima che la donna riesca a comunicare la targa della sua auto alla polizia. Saul si reca a casa sua ma, dopo aver recuperato dei soldi e una scatola da scarpe con i suoi effetti personali, si accorge che la polizia è già arrivata sul luogo. L'uomo riesce a scappare da una finestra, ma capisce di essere spacciato quando un elicottero passa sulla sua testa. In un gesto disperato, si nasconde in un cassonetto, dove la polizia lo individua, costringendolo ad arrendersi.
"Con me in vetta, com'è da sempre"
Alla centrale di polizia, mentre dei poliziotti guardano i suoi vecchi spot televisivi su un computer, Saul chiama il negozio di dolci del centro commerciale avvisando i colleghi che non tornerà più a lavoro. In seguito, chiuso in una cella, sembra farsi prendere dalla disperazione, fino a quando su un muro non legge una scritta lasciata da un altro detenuto. Saul, ripresosi, contatta telefonicamente Bill Oakley (il vice procuratore distrettuale di Albuquerque, personaggio ricorrente nella serie fin dalla sua prima stagione) chiedendogli di rappresentarlo legalmente, sicuro che le cose, come sempre, finiranno in suo favore.
La vedova
Trasferito al centro di detenzione di Albuquerque, Saul affronta il gruppo di legali pronto a chiuderlo in carcere a vita. Avendo visto una donna in una stanza mentre percorreva un corridoio dell'edificio, Saul, sapendo che sta assistendo alla scena da dietro uno specchio unidirezionale, chiede che possa entrare nella stanza. La donna in questione è Marie Schrader, la vedova di Hank. Davanti a lei e ai legali, Saul inizia a raccontare la sua versione dei fatti, sostenendo di essere stato costretto dalla paura e dalla violenza con la quale Walter White lo minacciava a compiere i suoi crimini. Quando capiscono che, per quanto assurda, la strategia difensiva di Saul potrebbe funzionare, con sdegno di Marie, che lascia la sala, gli avvocati cominciano una estenuante trattativa. Tutto va secondo i piani di Saul, che ottiene una pena minima e diversi privilegi. Fino a quando cerca di mettere sul tavolo la verità sulla morte di Howard Hamlin, scoprendo, a quel punto, che Kim ha già raccontato tutto alle autorità.
Viaggi nel tempo, parte II
Un altro flashback, un altro addio. Se Jesse Pinkman risulta assente da questo finale di stagione, Walter White fa qui la sua ultima apparizione: l'ex insegnante di chimica diventato signore del narcotraffico cerca di riparare uno scaldabagno rumoroso nella stanza in cui lui e Saul sono stati nascosti da Ed (l'uomo del negozio di aspirapolveri interpretato dal compianto Robert Forster) nel penultimo episodio di Breaking Bad. Saul chiede anche a Walt cosa farebbe se avesse una macchina del tempo, ma l'uomo lo invita a parlare in modo più schietto, invitandolo ad andare dritto al punto e a parlare dei rimpianti ai quali si riferisce, non di ipotetici e assurdi viaggi nel tempo. Dopodiché, Walt gli racconta dell'abbandono a favore dei suoi soci della compagnia che aveva fondato. Quando Saul gli racconta che il suo rimpianto più grande è stato farsi davvero male in una caduta inscenata da giovane dalla quale ha ricavato dei soldi per frequentare una scuola per baristi, Walt lo mette davanti a una verità fin troppo apparente, dicendogli "Quindi, tu sei sempre stato così…", lasciando interdetto Saul.
Redenzione
Sull'aereo che lo sta portando al carcere che lui stesso si è scelto per scontare la pena, Saul chiede a Bill Oakley che ne sarà di Kim ora che ha confessato il suo coinvolgimento. Bill lo mette al corrente del fatto che la vedova di Howard intende farle causa e rovinarla. A quel punto Saul, palesemente colpito dall'informazione, prende una decisione drastica e annuncia di avere altre informazioni su Howard da comunicare in aula appena possibile.
Nell'aula in cui Saul entra vestito di tutto punto, come ai tempi d'oro della sua carriera legale, per rappresentarsi da solo con la collaborazione di Bill, sono presenti Marie Schrader e Blanca Gomez, vedova del collega di Hank, gli avvocati che hanno raggiunto l'accordo con Saul e la stessa Kim, venuta a sapere dell'arresto dell'ex marito. Di fronte al giudice, con sconcerto di Kim e Bill, Saul cambia la sua versione e si prende le colpe di tutto: della costruzione dell'impero criminale di Walter White, della vita criminale portata avanti dopo la morte di Howard, addirittura del suicidio di suo fratello Chuck. Quando il giudice si rivolge a lui chiamandolo Saul Goodman, l'avvocato, per la prima volta dopo anni, rivendica il suo vero nome: Jimmy McGill.
Viaggi nel tempo, parte III
Jimmy porta la spesa a casa di suo fratello Chuck. Lo aiuta a sistemare del ghiaccio nella sua piccola cella frigo. Parlano di lavoro, di cosa sia giusto e sbagliato. Il fratello maggiore dice a Jimmy che per lui non è tardi per cambiare il suo cammino. Dopo avergli risposto con una battuta a tono, Jimmy se ne va, lasciando Chuck alla lettura del romanzo La Macchina del Tempo di H.G. Wells.
Di nuovo insieme
Jimmy McGill, il fu Saul Goodman, viene condannato a ottantasei anni di prigione. Sull'autobus che lo porta al penitenziario, tutti gli altri detenuti lo riconoscono e lo rispettano. Uno di loro fa partire un coro che ripete a oltranza lo slogan che ha reso celebre Jimmy nel mondo criminale: "Better Call Saul". Nonostante abbia deciso di lasciarsi il passato alle spalle, Jimmy non riesce a nascondere un sorriso di soddisfazione.
Dietro le sbarre, l'ex avvocato lavora nella cucina del carcere. Un giorno, una guardia lo avvisa che ha una visita da parte del suo avvocato. Nella stanza adibita, Jimmy trova Kim, il cui tesserino legale del New Mexico non è mai scaduto. La donna, con ritrovata complicità, offre una sigaretta al suo ex marito. Mentre la fuma, Jimmy riflette sulla pena che lo aspetta e sulla possibilità di poter uscire prima per buona condotta.
Mentre Kim percorre il cortile per uscire dal penitenziario, Jimmy la guarda da dietro la grata e la saluta facendo finta di sparare due colpi come un cowboy. La recinzione li divide, ma la sua redenzione li ha riuniti per sempre.
Saul Gone
Il titolo inglese di questo finale di serie riassume perfettamente la conclusione della storia: Saul Goodman è "andato", sparito, non esiste più. In un moto di amore, per Kim, per il suo defunto fratello, per la legge che in passato ha cercato di servire al suo meglio, Jimmy McGill ha preso la decisione giusta prima che fosse troppo tardi, trovando una redenzione che, almeno così speriamo, gli permetterà di vivere con serenità il suo futuro da detenuto. Vince Gilligan e Peter Gould (autore e regista di questa puntata finale) concludono su una nota positiva il percorso di una delle figure più controverse e stratificate della storia della serialità televisiva, non affidandosi a grandi colpi di scena e scene madri per chiudere la loro storia, ma restando coerenti con il loro modo di raccontare idiosincrasie e difetti del loro protagonista in modo schietto e profondamente umano. E regalandoci, come già era successo con Breaking Bad, il finale perfetto per una serie destinata a restare negli annali.
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