Better Call Saul 5x10 "Something Unforgivable": la recensione

La quinta stagione di Better Call Saul si chiude ricordandoci che il personaggio più interessante è Kim

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Spoiler Alert
Better Call Saul 5x10 "Something Unforgivable": la recensione

C'è una definizione che fino a qualche anno fa aveva una certa fortuna, secondo cui "la tv è la nuova letteratura". Oggi non ha più molto senso. La qualità alta delle serie tv non è più quella novità che va sottolineata in qualche modo, e in fondo è meglio tenere le due sfere separate con le loro differenze e specificità. Poi però arriva Better Call Saul, con l'ultimo cliffhanger stagionale della storia del franchise, e rimette in gioco quella definizione, ci ricorda davvero perché aveva un senso in primo luogo. Perché, nell'ambizione smodata di un racconto seriale di lunghissimo corso, può celarsi davvero l'opportunità di raccontare percorsi umani straordinari, che hanno la forza di un archetipo contemporaneo. E se il nome che vi viene in mente è quello di Saul Goodman, guardate meglio nei dettagli, e scoprirete la figura di Kim Wexler.

Something Unforgivable fa questo, porta a compimento un percorso stagionale tutto incentrato sulla lenta rielaborazione della figura di Kim. Una trasformazione silenziosa, necessaria, il contorno sfocato che assume sempre maggiore consistenza. Jimmy, o Saul o comunque si faccia chiamare, è lì. E dove altro dovrebbe essere? Questa è la sua serie, è la storia che non conoscevamo del tutto, ma che ha una e una sola conclusione possibile. Conoscere i retroscena di quel che abbiamo visto in Breaking Bad è molto interessante, e la serie ha colto al meglio questa possibilità, ma più stimolante ancora è seguire un percorso inedito.

L'episodio, decimo e ultimo della quinta stagione, si apre con un'inquadratura dal sapore hitcockiano, e da lì sarà un elaborato susseguirsi di momenti che raccontano il mutamento del personaggio. Kim aspira ancora ad aprire uno studio che si possa occupare di casi pro bono, per offrire ai poveri la stessa assistenza dei ricchi. In questo ideale di eguaglianza che, come in ogni percorso umano, contiene anche un'idea di affermazione di se stessa e di raggiungimento della felicità, l'asticella di quel che è accettabile si sposta sempre più in là. Kim va in tribunale e chiede per sé tanti fascicoli abbandonati perché "irrilevanti". Quindi è presa di petto da Howard, che in tono paternalistico le racconta quel che ha fatto Jimmy. Per Howard è inconcepibile che Kim lasci l'affare Mesa Verde, deve esserci per forza dietro la manipolazione di Jimmy. Lei gli ride in faccia.

Howard non è il cattivo, e certo ormai Kim non è più la voce della coscienza. Quando non passa alle maniere forti, Better Call Saul è solo una serie che racconta diverse visioni del mondo. C'è l'individualismo anarchico di Saul, c'è la logica del profitto, c'è l'idea del male minore per un bene superiore. Kim fa questo in chiusura: ragiona in termini numerici. Un solo avvocato da rovinare, Howard, per ottenere la percentuale sul caso Sandpiper che permetterebbe loro di realizzare i loro sogni e aiutare molta gente. La strada verso il male è lastricata di buone intenzioni e di tante, tantissime autogiustificazioni. Better Call Saul può permettersi di chiudere l'episodio anche così, senza colpi di scena o rivelazioni o veri e propri cliffhanger, solo poggiando sulla proiezione di quel che potrebbe avvenire, che è quasi più spaventoso di quel che avviene.

Accanto a tutto questo c'è tutta la parentesi messicana, con Gus Fring che chiude l'operazione contro Lalo. Qui Better Call Saul entra con la sua scrittura in un'ottica completamente diversa, ma che si armonizza bene con tutto il resto. Ci sono i rituali delle presentazioni, il denaro incartato in una confezione scintillante, le piccole frecciatine. Nacho si muove agilmente sul posto, e riesce a svolgere il suo compito. Quasi del tutto. Lalo infatti riesce a salvarsi. La stagione offre a lui l'ultima scena, la promessa di vendetta che potrebbe fare vittime collaterali. Eppure, con tutto queston sangue e sparatorie vere, il gesto più inquietante è quello di Kim che imita due pistole con le dita.

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