Better Call Saul 5x08 "Bagman": la recensione

Bagman rasenta per quanto possibile la perfezione stilistica e narrativa: un altro episodio da incorniciare per Better Call Saul

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Spoiler Alert
Better Call Saul 5x08 "Bagman": la recensione

Una delle immagini più iconiche dell'episodio Ozymandias è quella che vede Walter White trascinare un barile pieno di soldi nel deserto. Tutto il potere e la ricchezza si riducono ad una fatica sovrumana, alla necessità svilente di doversi aggrappare ai soldi in uno dei pochi luoghi in cui non valgono assolutamente nulla. Better Call Saul riprende quell'intuizione e ne fa il perno sul quale si sviluppa l'intero episodio Bagman. Si tratta di un'ottima puntata, ispirata, praticamente perfetta, diretta dallo stesso Vince Gilligan, creatore della serie.

Asciutta, ma molto carica di tensione, la puntata racconta l'odissea nel deserto di Saul Goodman. Come preannunciato la scorsa settimana, aver ottenuto l'uscita su cauzione per Lalo non basta, Saul deve anche andare nel deserto per recuperare i sette milioni di dollari necessari. Non vorrebbe, non è nelle sue corde, il deserto è silenzioso, lì le sue parole non servono a nulla. Ma i centomila dollari messi sul piatto da Lalo sono troppo invitanti, e così Saul accetta. Dice tutta la verità a Kim – cosa che ci sorprende un po' – e va nel deserto. Sulla strada del ritorno, il carico viene intercettato, Saul sta per essere ucciso, ma viene salvato da Mike, che in realtà mirava solo ai soldi. Inizia una lotta per la sopravvivenza.

Bagman rasenta per quanto possibile la perfezione, stilistica e narrativa. Vince Gilligan si appropria, fin dalla prima, bellissima inquadratura, degli spazi urbani prima e di quelli desertici dopo. Questi diventano teatro di un'odissea dai tratti grotteschi, come lo è sempre la vita filtrata dalla sua scrittura. Il denaro per il momento diventa solo uno strumento per raccontare l'isolamento, la sopravvivenza, le reazioni molto diverse di Saul e Mike. E per narrare con potenza invidiabile il singolo momento, che sia un buco nella borsa dei soldi o una sparatoria o una spina in un piede. Funziona tutto, dall'equilibrio tra silenzio e azione al rapporto tra Mike e Saul, così diversi eppure uniti nello sforzo.

A fare da piccolo rinforzo a tutto questo c'è la storia di Kim, che si insospettisce per il ritardo, va da Lalo e gli spiega la situazione. Ormai c'è anche lei dentro alla storia. Ma più spesso Better Call Saul torna a indugiare sugli spazi desertici, ed è subito una serie diversa. Il deserto è il luogo degli eventi eccezionali, delle brusche rotture, dell'azione più feroce. E anche quella arriva in più momenti, compreso uno nel finale di grandissimo impatto. E Gilligan riesce sempre ad andare al cuore delle immagini, a trovare il piccolo elemento che racconta tutto: fori di proiettile nelle auto, una tazza bucherellata, una banconota infilzata da un cactus. E tutto si chiude su un'inquadratura di grande tensione in cui Saul indossa la coperta isotermica per proteggersi, in un gesto che ci riporta a Chuck. È davvero difficile immaginare di poter fare meglio di così.

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