Better Call Saul 5x05 "Dedicado a Max": la recensione

Better Call Saul non è più la serie che racconta la fine di Jimmy McGill, ma quella che racconta la caduta di Kim Wexler

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Spoiler Alert
Better Call Saul 5x05 "Dedicado a Max": la recensione

Siamo stati abituati a considerare Better Call Saul come la serie che racconta la fine di Jimmy McGill. Ma quell'evento è già avvenuto, è nel passato, Saul Goodman è ormai una realtà più che consolidata. Allora, la serie della AMC diventa occasione per raccontare la fine di Kim. Dedicado a Max è l'episodio della svolta, la puntata del non ritorno, dopo che le precedenti avevano condotto inesorabilmente nella direzione della corruzione di Kim. Di riflesso, qualcosa ricade senza dubbio su Saul. Kim doveva essere la sua bussola morale, il contatto con la parte etica della professione, e invece il rapporto tra i due si è invertito, ed è lei a cadere nella spirale corruttiva che la trascinerà, forse, sempre più a fondo.

L'episodio non potrebbe dircelo con più chiarezza: Mesa Verde è solo un pretesto. La difesa strenua e ridicola del signor Acker, punteggiata opportunamente dal tormentone "devo fare una telefonata" diventa solo il mezzo per raccontare un lento mutamento nell'indole di Kim. Contro Kevin, di cui fa un'imitazione in una scena da antologia, contro Rich, che la accusa di mancanza di integrità, contro il suo stesso studio che l'ha sottratta dai casi pro bono ai quali avrebbe voluto sinceramente dedicarsi. Kim è altro ormai, e Rhea Seehorn ce la racconta così, con un passo completamente diverso da quello di Bob Odenkirk.

Tutto assume un diverso significato quando è filtrato dal suo personaggio. La puntata sa essere ridicola, esagerata, paradossale in certi momenti, come nei tentativi di sabotare i lavori di espropriazione di Acker. La progressione degli eventi è ricorrente e sempre più marcata, i personaggi sono macchiette, ci sono piccole gag giocate su furbizia e sconcerto, quasi cartoonesche a modo loro. Funzionano in un certo modo perché è Saul a dare loro quel passo particolare. Ma come si interpreta Kim? La scena, oscura, cupa, in cui Saul le chiede di imitare Kevin in cucina è molto divertente. Ma è già una risata che cela qualcosa di meschino, di corrotto, di volgare potremmo dire, perché proviene da una fonte a cui non siamo abituati.

La struttura dell'episodio è molto ingabbiata e classica, in modi che raramente abbiamo visto nella serie. C'è questa trama principale che si suo, come abbiamo detto, è raccontata tramite scene ricorrenti e basate su tormentoni. E poi c'è una stoyline secondaria più che mai, che serve intanto a dare respiro a quella principale, e poi a raccontare una parentesi chiusa che finisce nell'arco dell'episodio. Mike si sveglia in un campo segreto, senza armi né droga, gestito da lontanissimo da Fring. Un luogo di riposo, dove riflettere, dove curare tutte le ferite, anche quelle invisibili.

Il percorso di Mike è il più logico che ci si possa aspettare. Prima cerca di andarsene, poi fa il burbero con chi lo aiuta, poi inizia a riparare cose. Perché è questo che fa, è questo che è. Gus Fring arriva nel momento decisivo, e gli fa quel tipo di proposta di lavoro che cambia la vita. È tutto abbastanza schematico, e tutto sommato si vede che è qualcosa che poteva essere gestito in meno episodi. Ma con Better Call Saul è sempre piacevole passare del tempo con questi personaggi

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