Better Call Saul 4x10 "Winner" (season finale): la recensione

La recensione del finale di stagione di Better Call Saul

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Spoiler Alert
Noi siamo le maschere che indossiamo. La natura più intima di ogni uomo rimane un segreto precluso agli altri, a volte perfino alla persona stessa, che non ha il coraggio di guardare a fondo dentro di sé. E nel momento in cui il mistero rimane tale, cade ogni considerazione sull'empatia o sul fatto che, in fondo, esiste del buono in ognuno. Semplicemente, non ha più importanza. Jimmy, come Walter prima di lui, abbraccia quella mistificazione pirandelliana, vi si abbandona senza remore, finché la maschera diventa una seconda pelle, inseparabile dalla prima. Il season finale di Better Call Saul, peraltro molto prevedibile negli sviluppi, è un condensato del meglio della scrittura e della disamina psicologica dei caratteri.

E non è che Jimmy rinneghi se stesso per timore di affondare nel classico "abisso" nietzschiano. Forse qui il timore, al contrario, è di cedere agli affetti sotterrati, ai ricordi sopiti, alla consapevolezza che porta dolore. Così interpretiamo la cold open dell'episodio, intitolato Winner. Qui vediamo Chuck e Jimmy alla festa per il diploma da avvocato di quest'ultimo. Chuck fa per andarsene, ma Jimmy lo trattiene. Ci aspettiamo un momento di rottura, in cui rimarcare ancora una volta l'astio di Chuck nei confronti del fratello minore, e invece i due sono complici, si divertono, chiudono la serata insieme. Non ci sarà alcun riferimento a quei ricordi felici – che devono essere sinceri – nel resto della puntata.

Al suo posto, abbiamo alcuni momenti chiave, piccole parentesi nemmeno fondamentali per l'avanzamento della trama. Ma, si sa, Better Call Saul funziona nei dettagli. C'è un dialogo, che è più un monologo, in cui Jimmy dice ad una ragazzina con dei precedenti che non dovrà aspettarsi nulla dalla vita. L'etica è per chi può permettersela, gli altri dovranno innalzarsi da soli rispetto alla mediocrità della massa, afferrare il destino nelle proprie mani, prendere scorciatoie e, se queste non esistono, abbattere le montagne per creare una strada dove questa prima non esisteva. È la filosofia di base di Walter White, nulla di nuovo. Ma quel che viene tacitato in questo discorso è il prezzo da pagare.

Le debolezze, gli scrupoli, i rimorsi, il senso della giustizia. Sono un freno, ma sono ciò che ci rende umani. Soffocare tutto in un pianto in macchina di cui nessuno saprà mai nulla non è abbastanza. Ancora una volta Jimmy, con il suo piano arzigogolato per vincere in appello – l'esito è scontato e non ne dubitiamo mai – è schiavo delle proprie ansie. Del proprio arrivismo, dell'apparenza che diventa un modello da applicare all'intera esistenza, del costante rinnegare il proprio sé più debole confinandosi ad un'aridità soffocante. Significa molto credere tutto ciò. Significa interpretare l'intero blocco finale come una recita all'interno di una recita.

Di fronte alla commissione, Jimmy dovrebbe leggere la lettera di Chuck. Un passo avanti rispetto ai suoi interlocutori, capisce che suonerebbe falsa. Con un coup de theatre da oratore consumato, "improvvisa" un monologo sincero e appassionato sul fratello morto, ne decanta vizi e virtù, convince la stessa Kim della propria sincerità. Uscito dall'aula di tribunale, sente il dovere, di fronte a sé e a Kim, di mettere in chiaro che la sua era una finzione. Offende i membri della commissione, li chiama idioti, esalta la propria performance. Kim è sconvolta, Jimmy abbraccia il nome "Saul Goodman" dopo aver promesso di rendere onore al cognome McGill. Il punto è: in quale momento Jimmy sta mentendo?

Si chiude anche la sottotrama di Mike. Tutto come previsto. Mike non ha difficoltà a rintracciare Werner, e a seminare Lalo. L'ingenuo – davvero troppo ingenuo – Werner cerca una scappatoia, si appella a quello che ritiene suo amico, ma Gus Fring non perdona e Mike preferisce assumersi la responsabilità dell'evento. Si tratta di una storyline che lasciava intravedere questo finale già da un po'. L'arrendevolezza di Werner alla propria morte è un po' troppo semplificata, ma qui l'accento era su Mike, e la scrittura si è mantenuta fedele al personaggio.

La serie è già stata confermata per una quinta stagione. Breaking Bad è sempre più vicino.

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