Qualche giorno fa Guillermo Del Toro ha comunicato su Twitter il proprio apprezzamento nei confronti di
Better Call Saul. Nulla di strano, se non fosse che il regista ha addirittura dichiarato di preferirlo a
Breaking Bad. Chi scrive non la pensa così. Better Call Saul è una delle migliori serie in onda, ma Breaking Bad è una delle migliori serie di sempre. Non è questa la sede per un dibattito, ma delle parole di Del Toro si può prendere lo spunto centrale, cioè il fatto che nella serie madre la caduta verso l'abisso era tragica ed enorme, mentre nello spin-off è più toccante e vicina. In reatà anche Breaking Bad aveva dei momenti di straziante concretezza, ma la riflessione sollevata dal regista non è sbagliata.
Lo si vede in Coushatta, ottavo episodio della quarta stagione. Tutto sommato un riempitivo (ma cosa vuol dire una parola del genere applicata a Better Call Saul?) che ci mostra la divertente truffa messa in piedi da Jimmy e Kim per aiutare Huell. Di fronte alla prospettiva di una condanna pesante, i due improvvisano un piano articolato, ma coinvincente. Inventano una fantomatica congreazione in una cittadina della Louisiana in cui Huell sarebbe un eroe per la comunità, fanno spedire lettere di sostegno, organizzano telefonate, addirittura creano un sito (eccolo qui). La truffa riesce, ovviamente.
Simili momenti di puro divertimento e godimento della narrazione sono un marchio di fabbrica per Better Call Saul. Gioiamo sia per la truffa in sé, che è molto buffa soprattutto durante le telefonate, ma anche perché ammiriamo la bravura di chi l'ha messa in piedi. Il fascino dei protagonisti di questa serie e dell'altra si basa sulla convinzione, giusta, che è possibile ammirare un insieme di comportamenti scorretti, al di là di argomentazioni etiche, purché
eseguiti con intelligenza e sfrontatezza. Nulla di nuovo, il cinema lo fa da decenni, sia con il gangster movie che con l'heist movie. E Gilligan prende a piene mani da entrambi i generi, che si tratti di costruire la figura di
Gus Fring o di raccontare una spettacolare rapina al treno.
Tornando al paragone con Breaking Bad, forse questa puntata ci può dire qualcosa. Il male compiuto in Breaking Bad vale di per sé, ha un immediato riscontro nella mutazione di Walter. E si esplicita in situazioni più estreme, come la decisione di lasciar morire Jane (non ce lo vediamo Jimmy a fare la stessa cosa). Qui l'aiuto a Huell tutto sommato è ben lontano dalle cose peggiori che abbiamo visto compiere nello show, ma la forza del gesto ci arriva non tanto tramite le conseguenze, ma tramite il riflesso che ha sui personaggi. Kim dovrebbe essere la voce della coscienza, l'abbiamo identificata così nelle tre stagioni precedenti. E invece la scrittura, con grande consapevolezza, sta percorrendo la strada opposta. È lei a inventare il piano, è lei a saltare addosso a Jimmy in preda all'eccitazione una volta che si rende conto della riuscita.
C'è una costruzione molto sottile qui, che gioca molto sull'inaspettato. Kim poteva essere una
Skyler in divenire, ma ora è completamente diversa. E sarà interessante paragonare i due personaggi andando avanti. Giusto ricordare anche che l'episodio ci consegna l'ennesimo avanzamento di trama nella costruzione del laboratorio di Gus. Che poi avanzamento di trama non è.
Mike fa amicizia con uno degli ingegneri, tra l'altro il più esperto, ed è proprio lui a fare un passo falso durante la libera uscita. La cosa più piacevole è vedere allora Mike al confine tra durezza spietata, la stessa che lo porta a cambiare del tutto atteggiamento già al mattino seguente, e un'umanità di fondo, che lo porta a trattenere Gus da eventuali rappresaglie. Ma nel momento in cui ci sarà da scegliere, sappiamo da che parte cederà il suo cuore.