Better Call Saul 4x05 "Quite a Ride" (Guadagno facile): la recensione

Le nostre impressioni sul quinto episodio stagionale di Better Call Saul

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Spoiler Alert
Fondativo di parte della mitologia di Breaking Bad, eppure così straordinario nella sua immediatezza e semplicità, Quite a Ride è una meraviglia di scrittura. Better Call Saul arriva a metà della quarta stagione, e lo fa con il migliore dei nuovi episodi, una perla di montaggio e costruzione dei personaggi. Il mutamento al centro di tutto, la "corsa" evocata dal titolo originale, che si traduce in una lenta marcia verso l'inesorabile baratro del male. I personaggi, da Jimmy a Mike, vi si accostano per necessità, quasi per un istinto insopprimibile, plasmando una realtà che definiscono, e che a sua volta risponde loro diventando sempre più simile alla Albuquerque che conosciamo.

L'episodio parte con un brusco e inatteso flashforward a colori, in cui un trafelato Saul cerca di distruggere materiale compromettente, affidandosi a Francesca. Le dà dei soldi, le consiglia un avvocato di fiducia, quindi – naso fasciato – si prepara a fuggire. Fuggire da se stesso, in qualche modo, come abbiamo già visto negli altri flahforward, quelli in bianco e nero che ne raccontano la vita dopo il finale di Breaking Bad. Il Jimmy di Quite a Ride, al contrario, galoppa verso la sua nuova identità. Lo fa gettandosi con tutto se stesso sull'affare della telefonia, acquisendo nuovi clienti, nuovi contatti, anche pericolosi.

E l'episodio, benché graviti su considerazioni che a questo punto della serie sono già state trattate molte volte, si avvale di una piacevolezza di scrittura incredibile. Nel momento in cui vediamo Jimmy inventarsi una serie di trucchetti per trarre il massimo da una compravendita con un cliente (telefonate false, cartelli, il sottile legame personale intessuto con il cliente), ci accorgiamo che potremmo vedere il doppio di materiale così senza annoiarci. È un Jimmy che ancora lavora a tentoni, senza timore, ma senza del tutto comprendere le potenzialità di questo nuovo sé che emerge. C'è un altro collegamento con l'invito di Kim a consultare un analista, invito che Jimmy vorrebbe accettare.

Ma in conclusione arrivano due momenti che ridefiniscono il personaggio e, dopo tutto quello che abbiamo visto, ci danno un nuovo bilanciamento del protagonista. Jimmy incontra Howard, il nome di Chuck non viene fuori, ma tanto basta. Jimmy, che nonostante tutta la sua affabilità rimane un solitario e un egocentrico, non può permettersi di apparire debole, rispetto a qualunque altra persona. Strappa il biglietto. Quindi si reca in un ufficio dove rendere conto della sua attività attuale e dei suoi propositi per il futuro. Qui, più un monologo destinato a noi e al personaggio, che al funzionario, riemerge il classico Jimmy: di successo, ricco, stimato. Un avvocato.

Tutto ciò che Kim fatica molto ad essere. Nella sua incomunicabilità, nei suoi silenzi, nella sua apparente stasi (ancora qui avremo lunghi momenti di silenzio), Better Call Saul nasconde una grande capacità di far evolvere i propri personaggi. Kim, da spalla di Jimmy e voce della coscienza, è finalmente protagonista assoluta dal momento dell'incidente. Lo è perché il suo personaggio, molto simile a com'era all'inizio, è stato totalmente ridefinito. E lo è ancora, nel momento in cui si fa in quattro per cause da poco, mancando ai suoi impegni per le vicende più importanti. Trattate come se non lo fossero, come quando dice a Jimmy di poter tranquillamente continuare a vedere il Dottor Zivago senza preoccuparsi del rumore, perché comunque lei ha una grande capacità di concentrazione.

Negli sprazzi di tensione in cui ci viene raccontata la fondazione – letterale – del laboratorio di Gus, Better Call Saul trova un insospettabile respiro, dove invece sono i momenti più quotidiani quelli più intensi e carichi di oscuri presagi.

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