Better Call Saul 3×02 “Witness”: la recensione
In uno dei suoi episodi più silenziosi, Better Call Saul si conferma un ottimo spin-off, capace di giocare con la sua mitologia e i suoi personaggi
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Episodio meno parlato di sempre quindi. Lo è senza dubbio nei momenti dedicati a Mike e alla sua caccia implacabile, che già aveva tenuto banco la scorsa settimana. Con un ritmo da poliziesco di altri tempi e la solita freddezza del personaggio interpretato da Jonathan Banks, ci rimettiamo metodicamente sulle tracce delle nostre prede. I momenti di attesa, ricerca, analisi si protraggono a lungo, ma la serie sa quando staccare per offrire qualcos'altro, o quando evitare di farci ascoltare la voce dall'altro capo di un cellulare, o ancora come chiudere con una semplice scritta (Los Pollos Hermanos) un momento di ricerca, costruendo un esito che ha valore solo per noi che conosciamo il futuro.
Così come non serve piantare un'inquadratura ravvicinata sullo sguardo avvilito di Jimmy dopo la rivelazione di Kim su Chuck. Sappiamo che Jimmy è devastato e che ancora una volta il suo più grande punto di riferimento si è mostrato come una persona senza scrupoli. Thomas Schnauz torna ancora una volta alla regia di un episodio di Better Call Saul interpretando la visione della serie e elargendo le solite particolari inquadrature qua e là, su tutte quella dal cestino della spazzatura su Jimmy e Gus. Forse unica leggerezza sul doverci mostrare Howard nascosto durante la sfuriata di Jimmy nel finale; sappiamo che è lì in ascolto, e siamo pronti a vederlo saltar fuori.