Better Call Saul 3×02 “Witness”: la recensione

In uno dei suoi episodi più silenziosi, Better Call Saul si conferma un ottimo spin-off, capace di giocare con la sua mitologia e i suoi personaggi

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Spoiler Alert
Nel tempo Better Call Saul, e Breaking Bad prima di lui, ci ha permesso di incamerare così bene la sua grammatica e le caratterizzazioni dei suoi personaggi da potersi permettere di giocare in sottrazione il più possibile senza togliere nulla al fascino della scena. Witness è probabilmente l'episodio meno parlato di sempre per la serie, ma al tempo stesso dice molto sui personaggi, sul loro temperamento, sulla mitologia stessa del mondo di Vince Gilligan. A quel punto, ammirati come siamo da tutto ciò che la serie della AMC riesce a dire a labbra serrate, l'apparizione di Gus Fring, a lungo attesa e anticipata, è solo la ciliegina sulla torta, l'ennesimo esempio di come si costruisce un ottimo spin-off.

Episodio meno parlato di sempre quindi. Lo è senza dubbio nei momenti dedicati a Mike e alla sua caccia implacabile, che già aveva tenuto banco la scorsa settimana. Con un ritmo da poliziesco di altri tempi e la solita freddezza del personaggio interpretato da Jonathan Banks, ci rimettiamo metodicamente sulle tracce delle nostre prede. I momenti di attesa, ricerca, analisi si protraggono a lungo, ma la serie sa quando staccare per offrire qualcos'altro, o quando evitare di farci ascoltare la voce dall'altro capo di un cellulare, o ancora come chiudere con una semplice scritta (Los Pollos Hermanos) un momento di ricerca, costruendo un esito che ha valore solo per noi che conosciamo il futuro.

D'altra parte Jimmy è un segugio di pasta molto diversa rispetto a Mike. Scende in campo con poca delicatezza, sbracciandosi e preferendo addentare il momento anziché posticipare il risultato. In questo modo attira l'attenzione di Gus Fring, che ritorna quindi in scena entrando per la prima volta nella vita dell'avvocato. Anche in questo caso la messa in scena e le solite curatissime inquadrature giocano su anticipazione e consapevolezza. Non serve costruire un'inquadratura enfatica sull'ingresso del personaggio, non serve fargli pronunciare una battuta a effetto per poi staccare con un effetto sonoro marcato. Gus Fring è Gus Fring, e basta una camicia giallina sullo sfondo sfocato a farci drizzare le antenne.

Così come non serve piantare un'inquadratura ravvicinata sullo sguardo avvilito di Jimmy dopo la rivelazione di Kim su Chuck. Sappiamo che Jimmy è devastato e che ancora una volta il suo più grande punto di riferimento si è mostrato come una persona senza scrupoli. Thomas Schnauz torna ancora una volta alla regia di un episodio di Better Call Saul interpretando la visione della serie e elargendo le solite particolari inquadrature qua e là, su tutte quella dal cestino della spazzatura su Jimmy e Gus. Forse unica leggerezza sul doverci mostrare Howard nascosto durante la sfuriata di Jimmy nel finale; sappiamo che è lì in ascolto, e siamo pronti a vederlo saltar fuori.

Quindi, Chuck ha fatto ascoltare di proposito il nastro a Ernest, anticipando in qualche modo la catena di eventi che avrebbe portato Jimmy a uscire allo scoperto, giocando ancora una volta con quelli che sono i suoi sentimenti. Appaiono Victor e Francesca, mentre Jimmy apprende il trucco del dollaro simbolico utilizzato per creare un legame professionale, che sarebbe stato ripreso in Breaking Bad.

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