Better Call Saul 2x10 "Klick" (season finale): la recensione

Ottimo finale di stagione per Better Call Saul: lo spin-off perfetto punta ancora una volta sul rapporto tra Jimmy e Chuck

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Spoiler Alert
Come Breaking Bad, Better Call Saul rimane una storia di maschere e di ruoli. Grandi personaggi che sarebbe sbagliato definire del tutto amorali, ma che rispetto alla maggioranza delle persone hanno una soglia molto più bassa per scegliere tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. La maschera, tanto per Heisenberg quanto per Saul Goodman, coincide allora con uno pseudonimo che diventa uno strumento per spersonalizzarsi e autogiustificarsi, per dare uno sfogo necessario a pulsioni che non possono più essere negate. C'è egoismo, senza dubbio, ma c'è anche consapevolezza in tutto ciò. La stessa che, tramite alcune selezionate e intoccabili figure, è in grado di sollevare quella maschera e di riportare a casa i protagonisti.

I legami umani come debolezza di personaggi inattaccabili in un mondo in cui il fato ha un sinistro senso dell'umorismo. È immediato rintracciare nella sequenza finale dell'episodio un riferimento a tutto questo, nella misura in cui l'unico modo a disposizione di Chuck per smascherare (appunto, far togliere la maschera) Jimmy è quello di barare, giocare sui suoi sentimenti, che sono tanto quelli per suo fratello maggiore quanto quelli per Kim. È davvero singolare che un personaggio così egocentrico e a modo suo presuntuoso come Jimmy sia stato incastrato alla fine da una delle sue azioni più disinteressate. Ma, appunto, al destino piace divertirsi. Naturalmente non è tutto qui ciò che Klick (il titolo indica una distanza utilizzata in gergo militare) ha da raccontare.

Come nel dittico conclusivo dello scorso anno si tratta di svelare un segreto, solo che stavolta i personaggi si troveranno a parti invertite, con Jimmy che ha qualcosa da nascondere a suo fratello. Per due stagioni che si ripiegano l'una sull'altra giocando su momenti speculari, naturalmente anche l'episodio gioca con se stesso e con le aspettative degli spettatori. Lo fa in un momento iniziale in una sala d'ospedale che sorprende in due distinti modi con lo stesso allargamento dell'inquadratura, la prima a rivelarci Chuck seduto accanto a Jimmy, la seconda a rivelarci che i due sono al capezzale della madre, e non del padre. Mentre la scrittura e la regia giocano sulla nostra consapevolezza che non è la stessa dei protagonisti (Jimmy che sullo sfondo corre verso la stanza d'ospedale, mentre Chuck è in primo piano) ci rendiamo conto che siamo ancora alla cold open e già abbiamo materiale a sufficienza su cui discutere.

Kim più defilata del solito, ma il suo apporto è stato grandissimo quest'anno, tanto da renderla uno dei personaggi di punta della serie. Per quanto riguarda Mike la sua fallimentare missione nel deserto, scandita da silenzi carichi di tensione, si conclude con un proiettile inesploso: ma la scarica di adrenalina arriverà comunque, e sarà un semplice biglietto con un avvertimento a darcela. Niente cameo di Gus Fring. Gli autori avevano già rivelato nonostante il gioco di parole nascosto nei titoli degli episodi, la loro scelta di rinunciare all'apparizione del personaggio. Qualunque altra serie avrebbe chiuso la stagione sulla sequenza di Mike nel deserto, sguardo dritto nel mirino, con Gus Fring che si gira all'improvviso e guarda dritto verso di lui/noi, come se sapesse. Virata al nero e titoli di coda. Ma Better Call Saul non è una serie come le altre.

E veniamo al finale di episodio e di stagione. Che, va detto, è abbastanza prevedibile nelle sue conclusioni, e questa è l'unica macchia sull'episodio. Tra sincera convinzione e consapevolezza della propria ipocondria, Chuck gioca il tutto per tutto per convincere Jimmy a dire la verità. La soluzione della registrazione nascosta della confessione non è una delle idee più brillanti di sempre: è prevedibile, è già vista, e in fondo è strano che un personaggio così scaltro come Jimmy non sospetti nulla (anche se i sensi di colpa lo accecano). Ma, davvero, è poca roba rispetto alla complessità, e quindi accuratezza, del rapporto tra i due fratelli, che anche quest'anno si è confermato come il nucleo centrale dello show.

In una serie in cui la coerenza dei caratteri vale più di una svolta sorprendente o di una storia dall'intreccio movimentato, non si può che ammirare questa complessa relazione fraterna tra odio e ammirazione, gelosia e sensi di colpa, giustizia e arroganza. E l'intelligenza di metterla in scena al di là di facili schematismi (le simpatie ci saranno sempre però) e dicotomie, riponendo fiducia nello spettatore, costruendo lo spin-off definitivo, raccontando la perfezione come se fosse la cosa più naturale del mondo.

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