Better Call Saul 2x09 "Nailed": la recensione
Better Call Saul continua a raccontare la perfezione con semplicità: grandi interpretazioni, grande scrittura, grandi personaggi
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Il Breaking Bad dei tempi migliori, una serie verso la quale il nuovo show di Gilligan non soffre e non ha mai sofferto di sindrome di inferiorità. Cosa si può dire di Nailed, penultimo episodio della stagione? Poco, anzi pochissimo che non si sia già detto per le puntate precedenti in particolare e per la serie in generale. Tra le molte caratteristiche che Better Call Saul ha ereditato dalla serie madre, c'è quella di far sembrare semplice la perfezione, di non far pesare i risvolti autoriali di una vicenda che è pensata e raccontata per essere apprezzabile da chiunque. Ancora qui abbiamo grandi momenti, grandi interpretazioni, grande scrittura, e possiamo gioire di un intenso piacere nella narrazione.
Better Call Saul rimane una serie grandiosa perché crede fermamente nel potenziale dei suoi personaggi piuttosto che in quello delle sue situazioni o del suo intreccio. La scena finale in cui Jimmy si trova tagliato fuori dal momento di crisi e pericolo fatale che sta correndo suo fratello è emblematica. Ci interessa perché riconosciamo il valore nel momento non tanto di per sé quanto per ciò che rappresenta per i protagonisti che conosciamo ormai bene. Un attimo prima siamo totalmente dalla parte di Jimmy e temiamo che il commesso possa tradirlo nonostante tutto, un attimo dopo ci sentiamo impotenti come lui di fronte all'accaduto. Come al solito la gestione del ritmo, degli spazi, la chiusura secca della puntata: tutto è perfetto.
La gestione Gilligan migliora tutto, ma Rhea Seehorn è un valore aggiunto sul quale non si sono spese abbastanza parole fino ad ora. È il suo personaggio a far pendere la bilancia da un lato nel momento più decisivo, è forse lei la più grande protagonista di questa seconda stagione, quella che vive il conflitto più grande e inafferrabile.