Better Call Saul 2x02 "Cobbler": la recensione

Better Call Saul si supera nel secondo episodio della nuova stagione, chiudendo con una sequenza esilarante

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Spoiler Alert
Better Call Saul è l'inquadratura da un portabicchiere troppo piccolo, è un campionario di interni per la macchina (ma non il più costoso), è una riunione interrotta e ripresa con fatica. Poi, incidentalmente, è anche un racconto surreale ed esilarante, roba da lacrime agli occhi se per qualche motivo in quel momento non fossimo aggrappati alla sedia cercando di capire se i destinatari di quel racconto mangeranno la foglia o no. E Vince Gilligan di storie talmente incredibili da dover essere vere per forza se ne intende: lo sa (lo saprà) bene il povero Hank, che di fronte al video-ricatto di suo cognato non può fare altro che arrendersi all'evidenza dei fatti. Chi mai crederebbe a una serie di assurdità simili?

Ci crede Saul Goodman, e tanto basta. E lo chiamiamo con il suo più noto pseudonimo perché nell'avvocato che alla fine di Cobbler riesce a rifilare a due investigatori un racconto di strane perversioni dolciarie per scagionare Pryce da ogni sospetto c'è tutta l'ombra di ciò che diventerà in futuro. Un personaggio che, al di là della morale più o meno integra, manipola la realtà a proprio piacimento, intrecciando i fili degli eventi con quelli della menzogna finché viene fuori una matassa in cui è impossibile riconoscere ciò che è vero da ciò che è falso. Come si dice, per raccontare una buona bugia bisogna riempirla di particolari. Se era facile alla fine della scorsa puntata prevedere una rapida entrata in scena di Jimmy per aiutare Pryce, e indirettamente anche Mike, certo la scrittura riesce a costruirci sopra qualcosa che è valido sia nell'immediato (risate a parte, il piano funziona) e per il futuro, raccontandoci qualcosa di più su Jimmy.

Nel frattempo il personaggio di Odenkirk sfugge ad una caratterizzazione macchiettistica e ci offre il suo lato più umano e sincero nel confronto improvviso con Chuck. Ed è davvero odioso il fratello maggiore nel modo in cui – invidia o curiosità, a questo punto ci importa poco – piomba all'interno di una riunione, bloccando per qualche istante il fratello. Ne guadagna di riflesso la relazione con Kim, con la quale in appena due episodi la serie ha rilanciato un rapporto che lo scorso anno sembrava abbastanza immobile, per quanto non ostile. Reintegrato, e con forza, anche Mike, che si prende i momenti più tesi dell'episodio in una scena con Nacho.

In conclusione, l'ennesima conferma di Jimmy. Che ci fa ridere, che ne esce da vincente, che tuttavia proietta di fronte a sé – e la cupa transizione verso i titoli di coda nel dialogo finale con Kim ce lo ricorda – l'ombra di ciò che diventerà. Di ciò che già è in fondo e che soprattutto vuole essere. "SG was here" può allora già essere riletta come tagline della stagione, l'epitaffio su una vita di cui già conosciamo gli esiti disastrosi, e che proprio per questo, anche dietro le risate, ci lascerà sempre con un'amarezza di fondo. Inutile dire che Better Call Saul continua a confermarsi come una serie di grandissimo valore.

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