Better Call Saul 1x07 "Bingo": la recensione

Settimo episodio per Better Call Saul, inizia la collaborazione tra Jimmy e Mike

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Spoiler Alert
Vince Gilligan si diverte tantissimo a giocare con le maschere. Quelle sociali, quelle che ognuno di noi indossa quando deve confrontarsi con gli altri, e che spesso ha difficoltà ha togliersi, anche di fronte a se stesso. I suoi personaggi non sono mai completamente afferrabili, c'è sempre la sensazione di qualcosa di non detto, di uno strato profondo di sensazioni ed emozioni che rimane sotterrato da un volto impassibile, da un sorriso di circostanza o da un vestito costoso. Quello che lo distingue è il modo in cui questo non detto viene coltivato, lasciato in sottofondo a scavarsi la sua strada verso la superficie per poi fuoriuscire nei momenti più inattesi con un pugno al muro, un calcio ad un bidone o una lacrima su un divano. Better Call Saul è uno spin-off, ma non per questo si sottrae alla regola, anzi.

Jimmy dichiara di voler fare la cosa giusta. Impassibile e smaliziato come al solito, si prende gioco dei Kettleman, li tratta quali gli idioti che sono, con il giusto equilibrio tra sarcasmo e pacatezza, e li reindirizza, con una terapia d'urto e con l'aiuto di Mike, lungo la giusta via. Giusta per chi? Per Jimmy stesso, che può lavare un po' del suo senso di colpa? Per i Kettleman, che in questo episodio – soprattutto la moglie – raggiungono vette di insopportabilità raramente toccate? Per Kim, che può concludere con loro l'accordo che aveva prospettato come la migliore soluzione? Non è chiarissimo se nell'episodio si respira un senso di giustizia e riscatto personale, testimoniato anche dal fatto che Chuck cerca di venire a patti con la sua malattia, oppure se questa rimane un sentimento astratto, che basta a se stesso e che costringe tutti i personaggi a rinunciare a qualcosa in nome di una ricompensa più alta.

Ma Better Call Saul, come Breaking Bad, grazie al cielo non deve ricondurre tutto a una giusta logica o ad un insegnamento o ad una morale spicciola. Può bastare a se stesso grazie ai suoi personaggi, alla sua regia e alla sua scrittura. Bingo non è decisamente il miglior episodio dell'anno, anzi, probabilmente è il minore visto finora. Manca il guizzo, manca l'imprevedibilità, manca anche il senso del dramma che avevamo respirato la settimana scorsa con il flashback su Mike o quello della comedy che aveva dominato due settimane prima nel giro di visite di Jimmy. È la normalità, che probabilmente per i livelli a cui siamo abituati rappresenta un passo indietro, ma è tutt'altro che un brutto episodio.

La storia intanto va avanti, e lo fa come se fosse un tutt'uno con le due puntate precedenti. Non si riprende bruscamente da Jimmy, ma rimaniamo concentrati durante la cold open e i pochi minuti iniziali su Mike. È così perché era da lui che ci eravamo fermati la scorsa volta, e quindi spetta a questa storia riconsegnare, con il giusto equilibrio, il testimone a Jimmy. Better Call Saul può spiazzare e non darci molti segnali sulla sua evoluzione, ma è anche da questi piccoli accorgimenti che si nota il grande disegno che c'è dietro. Questa settimana inizia la collaborazione tra Mike e il protagonista. Vedremo cosa accadrà la prossima settimana.

Easter egg: tra le foto segnaletiche con le quali si apre la puntata c'è quella di tale Robert Sanchez, lo stesso uomo barbuto che Jimmy incontra nel bagno pubblico a metà episodio.

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