Better Call Saul 1x05 "Alpine Shepherd Boy": la recensione

Quinto episodio di Better Call Saul: facciamo un bilancio di metà stagione

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Better Call Saul. Tutti sapevamo di volerlo, ma a ben pensarci nessuno si è mai soffermato a ragionare sulla storia che avrebbe dovuto raccontare. Probabilmente perché era una richiesta che si basava su un'idea e su un personaggio talmente stuzzicanti da bastare a loro stessi. Come a dire, l'intreccio viene dopo, partiamo dai personaggi e dalle situazioni. Tra una risata e più di un momento grottesco, ci troviamo già a fare il bilancio di metà stagione, e non tutte le domande hanno ricevuto risposta. Quello che sappiamo è che Vince Gilligan è partito da quell'approccio che si diceva prima, e su questo ha lavorato e sta lavorando per costruire qualcosa che al momento sfugge ad una classificazione precisa, ma rimane molto soddisfacente da seguire.

I primi venti minuti di Alpine Shepherd Boy sono emblematici. Lasciamo stare la cold open incentrata su Chuck che si ricollega immediatamente al finale della scorsa puntata, e seguiamo piuttosto James nel suo primo giro dopo l'enorme pubblicità che è riuscito ad ottenere con il finto salvataggio. Il nostro protagonista si reca da tre diversi potenziali clienti, un possidente terriero con manie di grandezza, un inventore dalle trovate equivoche e un'anziana che distribuisce statuine di porcellana nel testamento: esperienze che si rivelano una più surreale e deludente dell'altra. Ora, probabilmente qualunque altra serie le avrebbe raccontate con un montaggio più veloce, saltando da una situazione all'altra, magari con un ovvio sottofondo musicale d'accompagnamento. Il tutto sarebbe finito nel giro di due minuti, e la situazione sarebbe servita a spiegare la frustrazione e la delusione di James nonostante tutti i suoi sforzi.

Better Call Saul segue un'altra strada. La scrittura, curata per questo episodio da Bradley Paul, ci racconta con dovizia di particolari e con la giusta calma ognuno degli incontri, rallenta il ritmo, addirittura gioca proprio con la lentezza e l'attesa in uno dei segmenti. In tutte e tre le situazioni c'è un grande lavoro sui possibili clienti di Jimmy, ma anche e soprattutto sugli ambienti nei quali questi vivono, e che in genere ne sono il degno specchio. Di più non diciamo per non rovinare l'eventuale svolta legata ad ognuna di queste situazioni, ma l'importante è ritornare al discorso iniziale, e cioè che questa è una serie che parte dai personaggi e dalle situazioni e poi, eventualmente, sfocia nell'intreccio e nell'avanzamento della trama. Chissà, magari è questa la chiave per decifrare la differenza di approccio con Breaking Bad.

La trama d'altra parte si muove in avanti nel lungo segmento centrale in cui scopriamo praticamente tutto sulla condizione di Chuck, il fratello di James. Molto era già intuibile, ma qui abbiamo un tassello fondamentale sulla natura della malattia che rende l'uomo fotosensibile e "allergico" agli apparecchi elettrici (anche se è un po' strano che la scoperta in questione avvenga dopo quasi due anni). James intanto sembra orientarsi verso un nuovo tipo di target per i suoi clienti, e vedremo anche in questo caso cosa ne verrà fuori. Passaggio di consegne nell'ennesima scena al gabbiotto per il parcheggio, ed è Mike a diventare protagonista della parte finale. Poche parole, come di consueto per il suo personaggio, forse una figlia che non lo vuole vedere, forse una misura restrittiva che è stata violata. Forse un pretesto per far incontrare in un'altra sede Mike e Saul.

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