Better Call Saul 1x03 "Nacho": la recensione

Terzo episodio per Better Call Saul: è già una serie matura ed equilibrata

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"Here's Johnny!"

Il terzo episodio di una serie, si ripete a volte, è fondamentale. Il primo per far partire il tutto, il secondo per ambientarsi, e dal terzo si inizia a fare sul serio e si può fare un bilancio dell'operazione. Non era così anche per Breaking Bad? Dopo due episodi di presentazione era con "... and the Bag's in the River" che si iniziava a colpire forte, con quei cocci di un piatto recuperati dalla spazzatura e ricomposti da Walter con espressione sofferente e crescente consapevolezza. Tutta questa premessa per dire che "Nacho" è il degno coronamento di una già ottima doppia première. Al terzo episodio, pur tenendo conto delle particolari premesse storiche della serie, Better Call Saul è già un prodotto incredibilmente maturo, equilibrato e sicuro di sé, ed è un piacere seguirlo.

Di cocci ne ha parecchi da recuperare l'avvocato interpretato, magistralmente, da Bob Odenkirk. I Kattleman continuano ad essere il filo conduttore di questo (primo?) arco narrativo della stagione, con i loro soldi sporchi e con il coinvolgimento di Nacho in una situazione tutt'altro che sotto controllo. In un impeto di timore e senso di colpa, McGill contatta i coniugi nella loro villa e li avverte del pericolo imminente. Forse avrà fatto in tempo, forse no, sta di fatto che il giorno seguente la villa si presenta a soqquadro e della famiglia, bambini compresi, non vi è traccia. Inizia una giornata grottesca per il protagonista, costretto a oscillare tra i sospetti della polizia, le minacce di Tuco e l'ennesimo litigio con Mike. Il tutto in un'escalation di situazioni che conduce all'intuizione e alla rivelazione finale. Brusca chiusura e urla contro lo schermo nella speranza di poter vedere qualcos'altro.

Ci sono tanti pregi in questa serie, ma ognuno di questi può essere riassunto in una parola: equilibrio. Better Call Saul è una serie incredibilmente equilibrata. Che non vuol dire piatta, ma capace di gestire i diversi toni della narrazione con attenzione, e riportare tutti i momenti ad una visione coerente. Ci sono almeno due scene splendide in questo episodio, e in entrambe Saul è bloccato ad un telefono pubblico a cercare un destinatario che per un motivo o per un altro non riesce a raggiungere.

La maestria della scrittura di Thomas Schnauz – autore storico di Breaking Bad – è tutta qui: riuscire a trarre il meglio dalla semplicità, come la serie madre aveva sempre fatto, piuttosto che banalizzare situazioni esaltanti. Il nostro Jimmy McGill è al telefono, e noi come lui conosciamo solo una visione parziale e limitata della realtà. Quindi c'è tensione e pericolo, ma c'è anche la risata che scatta spontanea di fronte ad alcune trovate (la voce camuffata da "sexy robot", come viene definita), e c'è infine la costruzione di un personaggio – che è e rimarrà negativo – attraverso una sua umanizzazione e sincero interessamento per qualcuno. E tutto questo si amalgama perfettamente.

La costruzione, o ricostruzione, dei personaggi è perfetta, il ritmo è martellante, la regia e il cast fanno il resto. E, dulcis in fundo, Breaking Bad non è lì sullo sfondo a guardare e giudicare ciò che si sta realizzando. Lo era sicuramente all'inizio, ma già al terzo episodio questo progetto ha dimostrato di possedere un'identità così definita e forte da rigettare qualunque paragone e lavorare solo per se stesso.

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