Bestiario, la recensione
Abbiamo recensito per voi l'incredibile Bestiario di Sergio Toppi pubblicato da Nicola Pesce Editore
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Dopo Sharaz-de e Blues, lo scorso marzo NPE ha pubblicato il terzo volume della collana dedicata a Sergio Toppi. A differenza dei primi due cartonati, Bestiario non contiene storie a fumetti del maestro, bensì una corposa serie di illustrazioni dedicate alla fauna, intesa nella sua accezione più ampia, composta da esseri reali, mitologici, fantastici e visionari, che sviscerano il rapporto primordiale tra uomo e Natura.
Bestiario si presenta come il catalogo di un’esposizione, una retrospettiva del talento di origini milanesi trasposta e adattata in un libro. Vi sono non poche immagini mai apparse altrove prima e altre tratte dalle sue più svariate commesse per il mondo dell’editoria italiana e francese; dagli schizzi preparatori per le sue opere a vere e proprie espressioni estetiche compiute.
Sfogliando queste pagine si riscopre non solo l’eleganza e l’intensità del tratto di Toppi ma anche la sua mente creativa, in grado di elaborare in infiniti modi un bagaglio di esperienze e di conoscenze singolari dimostrando uno spirito capace di ironia, sarcasmo, umorismo e sensualità.
Tra le composizioni c’è spazio per il divertissement e la riflessione filosofica, ritratti di belve fiere e potenti, figure antropomorfe carnali e grottesche. L’elemento umano viene spesso mescolato a quello animalesco dando luogo ai risultati più suggestivi e surreali.
L’artista pesca a piene mani dalla cultura e dall’immaginario dei cinque continenti, dal passato e dal presente della nostra specie, e con la facilità estrema del genio riesce a passare da una scena onirica, una combinazione assurda, a una estremamente realistica.
I volumi, le prospettive e i rapporti tra le forme vengono una volta rispettati e l’altra stravolti, in funzione della resa finale. Quest'ultima è solitamente un’unica immagine dotata di un'immensa forza comunicativa e dall'impatto scioccante, come lo sono le opere d’arte.