Berlinale 2019 - Mid90s, la recensione

Tra skate, accettazione, ragazze, alcol e droghe Mid90s cerca il tono di Kids in una storia da teen movie anni '80. A sorpresa trova tutto nell'interpretazione del suo protagonista

Critico e giornalista cinematografico


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Nostalgico questo primo film da regista e sceneggiatore di Jonah Hill lo è fin dal titolo, così specifico. Lo sa bene e con apprezzabile e onesta coerenza attacca la sua storia a partire da ciò che al cinema costruisce la nostalgia, cioè i consumi culturali. Tutto l’inizio viaggia tra diversi feticci, dalla musica di F-Zero per Super Nintendo, alle magliette di Street Fighter II e poi i CD, la colonna sonora, i poster e via dicendo. Si tratta di quello che fa qualsiasi film nostalgico ma Hill ha il buon gusto di dichiararlo da subito e anzi di metterlo in primissimo piano, per poi scendere giù in profondità.

Mid90s è in tutto e per tutto cinema per ragazzi anni ‘80, ne riprende la figura materna (giovane, sola con due figli, preoccupata ma amorevole), ne riprende il rapporto schietto e duro tra fratelli (molto duro!), il rapporto con le ragazze, il senso dell’amicizia e l’avventura che vivrà il protagonista in un coming of age che finisce (sempre come i film anni ‘80) con un tono conciliatorio.
A cambiare è ovviamente l’epoca e il look, anche questo molto coerentemente ricalcato su Kids di Larry Clarke (che gli anni ‘90 li spaccava a metà nel 1995).

Tuttavia a fare la differenza è soprattutto come Hill aderisca al protagonista. Sta con lui, questo è ovvio, ma ci sta con una partecipazione emotiva frutto di un gran lavoro sulla recitazione di Sunny Suljic, che riesce ad annullare la patina di “tecnica” e trovare in lui la spontaneità di un non-attore. In questa storia di integrazione in un gruppo esiste un desiderio così palpabile di piacere ed essere cool, che quasi commuove, e sta tutto nella maniera in cui Hill segue a distanza il personaggio, mostrandolo in scene efficaci (quando si allena da solo per non fare brutta figura con il gruppo di skater con il quale è entrato in contatto) oppure riuscendo a trovarlo nel caos delle scene corali, sempre in espressioni significative.

Questa cronaca sentimento per sentimento del modo in cui un bambino diventa ragazzo iniziando a sentirsi accettato da quelli più grandi, come prenda sicurezza e inizi a sentirsi addirittura fico, facendosi strada in dinamiche da branco, imparando a discernere tra capetti, ragazzi carismatici e invece piccoli rancorosi, non ha certo le caratteristiche del capolavoro epocale, ma è indubbiamente una ricostruzione umanissima. Un piccolo film dolcissimo e uno dei migliori lavori con un bambino attore visti negli ultimi anni.

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