Berlinale 2019 - L'Adieu a la Nuit, la recensione

Sul tema più interessante la riflessione meno coinvolgente. L'Adieu a la Nuit guarda una vicenda sulla quale è possibile porsi mille domande e si fa regolarmente le più ingenue

Critico e giornalista cinematografico


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Ci voleva un tentativo decisamente più sofisticato per raccontare o anche solo interrogarsi sulle dinamiche dei foreign fighters, gli stranieri che aderiscono all’ISIS, su cosa causi il salto della barricata, dove stia il fascino per una persona cresciuta nella società occidentale, e quanto il disprezzo per ciò che lo circonda possa giocare un ruolo. Ci voleva un film decisamente meno immobile di questo, meno innamorato non tanto del personaggio al centro del cambiamento, ma di quello più vicino per età al regista, che lo scopre e cerca di fermarlo.

Questa dinamica da La signora in giallo, per quale la storia parteggia più con il personaggio vicino al pubblico di riferimento che con quello più interessante, scava più nel personaggio che sente prossimo che con quello che lo merita, massacra tanto il contenuto quanto la forma.

Techiné non si chiede “chi sono le persona che abbiamo accanto?”, non teme “la degenerazione dei tempi”, non ha la curiosità verso qualcosa che non capisce, non respinge né attira il soggetto del suo film, ovvero la storia di una nonna che scopre che il un nipote più che maggiorenne sì sta per arruolare nelle fila dell’ISIS e partire per chissà quale impresa. Non è attirato da tutto quel che implica una simile trama. Fosse stata una storia vera sarebbe stato facile leggerci una forte passione per l’enigmaticità, l’impossibilità di capire davvero il mondo che viviamo, ma essendo una creata ad arte quella di L’Adieu a la Nuit suona solo come una parabola terribilmente vecchio stampo riguardo qualcosa di moderno e inafferrabile.

E per quanto esista una certa onesta sovrapposizione tra un film su una persona che non capisce il nipote e cerca di fermarlo e un cineasta che fa un film su qualcosa che non capisce ma che vorrebbe fermare (iniziando una riflessione in merito), L’Adieu a la Nuit è un film imperdonabile ad un esordiente figuriamoci ad un veterano che ha a disposizione il simbolo di Francia Catherine Deneuve. La proporzione di simbolismi e l’aria della piccola grande parabola, solo qualche anno dopo Bataclan e Charlie Hebdo (ma ambientata tra le due), rendono questo film così gelido e distante, così spaventato di prendere posizioni che non siano universalmente accettate, il più noioso dei polpettoni pavidi e pusillanimi.

C’è qualcosa infatti che, si capisce, L’Adieu a la Nuit vorrebbe dire, qualcosa di un po’ reazionario e molto vecchio stampo che tuttavia è terribilmente tenuto a bada, qualcosa di cui Techiné stesso sembra avere pudore ma che scappa via nelle caratterizzazioni della comunità musulmana, nel candore francese della protagonista e in un terribile finale in ospizio.

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