Berlinale 2019 - By The Grace Of God, la recensione
La vera storia della lotta giudiziaria per avere giustizia 30 anni dopo un caso di pedofilia nella Chiesa, diventa in By the Grace Of God un film sul fare comunità ed essere più forti insieme che da soli
Una vittima che anni dopo sta cercando soddisfazione ha una corrispondenza via mail con un vescovo che sostiene di voler fare chiarezza. Un incontro con il prete in questione, oggi, è andato non benissimo e la vittima vuole di più. C’è in questo continuo scambio di lettere una cortesia e una diplomazia vaticana che fondano una battaglia politica a partire dalla dialettica, condotta però senza che il galateo ecclesiastico riduca l’indignazione o la sete di giustizia. Non solo, Ozon ha capito bene che avere un protagonista in cerca di giustizia interno alla Chiesa, un fedele molto praticante, e non esterno ad essa è molto più interessante e pone più questioni. In altri termini, affrontare questa materia attraverso chi lotta credendo nella Chiesa ma volendo veder puniti i singoli uomini colpevoli, fa tutta la differenza del mondo nell’approccio.
Quel che esce fuori non è quindi l’indignazione per il crimine o per il muro di gomma eretto dalla Chiesa, ma la forza degli uomini quando si mettono insieme, l’impresa di un’associazione di vittime e come questo cambia le singole vite. Evidentemente è un’ambizione particolare e originale, tuttavia regge il film con molto meno vigore di quanto non facesse quella prima parte, in cui la prima vittima a cercare soddisfazione è sola e combatte politicamente e umanamente, senza sosta e senza tregua con una cortesia e una diplomazia che ci sono sconosciute.