[Berlinale 2017] Una Mujer Fantastica, la recensione

Nonostante faccia bella mostra di una sensibilità fuori dal comune, Una Mujer Fantastica è troppo pigro per arrivare dove vorrebbe

Critico e giornalista cinematografico


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A bloccare Una Mujer Fantastica è una certa brutale convenzionalità che spunta di continuo, figlia dalla pigrizia con cui Lelio sembra arrendersi alle soluzioni e ai passaggi più semplici (invece di schivarli o metabolizzarli per renderli complessi come il resto del film vuole essere). L’obiettivo è raccontare di Martina, transessuale a cui muore il fidanzato di colpo di un aneurisma. Lui aveva una famiglia che non la vede di buon occhio, lei viveva a casa sua. Dovrà lasciare tutto, verrà indagata come fosse potenzialmente colpevole della morte e le verrà impedito di attendere le esequie della salma. L'odio del mondo maschile, le stazioni della passione di Martina e la retorica di alcune immagini (lei abbattuta che vaga nella città con fare improvvisamente sgraziato o il pugilato sempre presente) sono atti di pura pigrizia, momenti in cui nessuno ha avuto la forza di cercare soluzioni o idee più intriganti e appaganti per risolvere le singole scene.

Per questo Una Mujer Fantastica rimane una delusione, nonostante giri dalle parti del più riuscito e meraviglioso Gloria, con la sua protagonista che, per il proprio statuto, sembra rigettata e vessata dal mondo intero, incapace di soddisfare la propria sete di sentimenti. Certo Lelio è cineasta dalla sensibilità fuori dal comune, è capace di muoversi con grazia su terreni accidentati ed è indubbio che la maniera in cui lavora sia sulla psicologia, che sulle decisioni che infine (o per meglio dire soprattutto) sul corpo in transizione della sua protagonista, sono eccezionali. Lì il film vive i suoi momenti migliori, aiutato anche da una colonna sonora che come in un film di De Palma sembra saperne sempre un po’ più dello spettatore e fornisce indizi, alimenta la suspense e alimenta anche misteri che poi si rivelano non essere tali.

Alla fine, di nuovo come avveniva in Gloria, sarà l'ultima scena a rivelare l'animo vero del film. Un momento di grandissima sensibilità, sospeso tra il concreto e l'irreale, tra il funereo e il sentimentale. Nonostante nessuno pianga nel forno crematorio finalmente sembra che il film possa crollare emotivamente, dopo aver tenuto duro tutto il tempo per sostenere la propria protagonista. Un finale simile meritava un po' di più dallo svolgimento

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