Being the Ricardos, la recensione

Being the Ricardos di Aaron Sorkin è una lettera d'amore al mondo dello spettacolo e al mestiere creativo, che con una spinta melodrammatica e una Kidman perfetta ritrae Lucille Ball da una prospettiva inedita

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Being the Ricardos, la recensione

Vita pubblica e vita privata sono due cose ben diverse, e sulla loro divisione - per quanto sfumata possa essere, soprattutto a Hollywood - c’è ben poco da scherzare. Per raccontare un’icona come Lucille Ball (sì, quella della sitcom anni Cinquanta I Love Lucy) lo sceneggiatore dalla penna d’oro Aaron Sorkin decide infatti di lasciare da parte la commedia e le risate e di affrontare di petto, con melodrammatica serietà, le difficoltà lavorative ed emotive che Lucille (Nicole Kidman) e suo marito e comprimario Desi Arnaz (Javier Bardem) affrontavano quotidianamente appena dietro il set. La scena c’è, siamo sempre lì nel teatro di posa, ma sono i camerini, la writers room e gli uffici di produzione il vero mondo di Being the Ricardos. Un mondo incredibile e affascinante (soprattutto per i più esigenti filologi della storia dei media) che Sorkin riempie sì di parole e dialoghi mozzafiato, pieni di sottotesto e rimandi - insomma di “stile Sorkin” - ma che alla fine stupisce e meraviglia perché, più di ogni altra cosa, esplora con eleganza e commozione sentimenti, verità personali, senza schiacciare mai il pedale sul mélo o sull’esuberanza.

A un passo dal sogno e dall’illusione televisiva, questo Sorkin sentimentalmente inedito prende un’icona non per ricostruirla ma per mostrarne semplicemente un lato meno noto, quello di una persona fallibile, sì decisa ma timorosa, che vuole conciliare la sua fame d’amore (per la recitazione, per il marito) con il successo e l’approvazione popolare. Being the Ricardos racconta tutto questo scegliendo una settimana di fuoco che passarono nel 1952 la produzione CBS, Lucy e tutti i protagonisti della sitcom di fronte alle insidie della stampa: da una parte le presunte voci di comunismo sulla Ball (erano gli anni della caccia alle streghe a Hollywood) dall’altra quelle sul presunto tradimento di Desi.

Hollywood che fa film su sé stessa è, evidentemente, da sempre un genere a sé, e una delle cose più curiose è vedere come l’attorialità e la costruzione del personaggio accettino la sfida della “finzione alla seconda” imposta da questo tipo di biopic. In questo senso Nicole Kidman risulta totalmente credibile, ed è sì calata nel personaggio ma mantiene la sua personale iconicità senza esasperarsi, senza ridursi a piccoli gesti. Nessuna macchietta, insomma, ma c’è di più: quando la guardiamo rimaniamo fermamente convinti di stare vedendo la Kidman in tutto e per tutto. Il film funziona lo stesso e anzi proprio per questo: perché la Kidman non vuole fagocitare la Ball, eppure la Ball in un certo senso rivive dentro di lei. Bardem, all’opposto, “regge la parte” ma suona molto più finto, e i due quando sono insieme non hanno la chimica che il film vorrebbe.

Dopo il dimenticabile Molly’s Game e il controllatissimo Il processo ai Chicago Sette, con Being the Ricardos Aaron Sorkinarriva forse alla sua quadra registica:porta avanti la sua direzione di ferro e senza pochi fronzoli, si concentra totalmente sugli attori e non perde mai di vista la necessaria drammatizzazione della messa in scena. In poche parole, riesce finalmente a rendere giustizia alla sua scrittura dandole quel poco in più di visivo che le basta (un’inquadratura, un certo ritmo) per farla andare da sola.

Oltre a lasciare impressi i suoi cervellotici dialoghi, Sorkin fa qui quello che ha sempre fatto: raccontare con fascinazione i media, il mondo dello spettacolo, quello politico e del business (che sono sempre dei mondi fatti di media!) e il conflitto tragico di questi con la realtà dell’individuo. Being the Ricardos è proprio questo ma anche una lettera d’amore per la sceneggiatura e per tutto ciò che al cinema/in televisione è intelligenza creativa: i momenti migliori sono infatti quelli in cui Lucy immagina le scene possibili (che noi vediamo in bianco e nero) mentre gli sceneggiatori leggono, propongono soluzioni. Il sogno dentro al sogno, Hollywood dentro sé stessa.

Siete d’accordo con la nostra recensione di Being the Ricardos? Scrivetelo nei commenti!

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