Beautiful creatures - La sedicesima luna, la recensione
L'ennesimo epigono di Twilight spiazza, sorprende e ammalia con un look anni '50 e un atteggiamento di ferro da grande teen movie...
E' inutile nasconderlo, Beautiful Creatures (primo film di una probabile saga tratto dai libri di Kami Garcia and Margaret Stohl), si inserisce in pieno nel successo di Twilight ed è pronto a cavalcarne le similitudini presso la nicchia di amanti che quei libri e quei film hanno scavato nel pubblico. Tuttavia, come raramente capita agli epigoni, è molto migliore.
Il primo pregio di Beautiful creatures è l'idea di messa in scena anni '50, il secondo è la scrittura. Se infatti molti dei principi secondo i quali è orchestrato il mondo in cui è ambientato la storia vengono da Stephenie Meyer è anche vero che la maniera in cui sono descritti e trattati in questo primo film convince molto di più. La scelta di modelli di bellezza e comportamento anni '50 poi acuisce il tutto.
Di contro Lena è una darkettona tradizionale (in fondo è una strega), ed è il vero motore della storia. Non solo è quello sentimentale (come già Bella) ma è anche quello effettivo e d'azione poichè gli eventi si concentrano su di lei, lasciando ad Ethan (che comunque è il vero protagonista) il ruolo dello spettatore inerme di forze e mondi che ignora e comprende poco.
Al contrario di Twilight, questo primo capitolo di Beautiful creatures è, in una parola, "convincente", riesce cioè a rendere tangibili i sentimenti che dice di voler esprimere, stimola a fare il tifo per la risoluzione positiva e smuove anche qualche sentimento, con la sua etica di ferro da teen movie.
E' chiaro che per fare tutto questo non era indispensabile una trama simil-Twilight (in fondo è la storia dell'elemento perturbatore che arriva nella tranquilla cittadina e di un ragazzo che grazie ad esso si apre a nuovi orizzonti) ma il sottotesto magico, con bacchette da Harry Potter e anche Emma Thompson, è in fondo quasi carino.