Beat Saber ha riacceso la nostra passione per i rhythm game – Recensione
Gli Jedi si sono dati alla musica: la recensione di Beat Saber
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Beat Saber fa leva sulle stesse suggestioni, immergendo il videogiocatore in un mondo digitale pulsante, che pretende un’interattività partecipata, quanto mai dinamica, coinvolgente, quando non ipnotica, anche per tutti coloro che semplicemente assistono alla performance di chi sta effettivamente giocando.
Dopo diversi mesi di esclusività in ambito PC, il meraviglioso rhythm game di Hyperbolic Magnetism ha debuttato da qualche giorno su PlayStation 4, arricchendo ulteriormente la sempre più convincente line-up del visore di Sony. Parliamo, senza mezzi termini, di un gioco assuefacente, divertentissimo, perfetto non fosse per una rilevante mancanza di contenuti, difetto che potrebbe comunque dissolversi se l’impegno promesso dagli sviluppatori, che dovrebbe concretizzarsi in futuri pacchetti di canzoni e modalità rilasciati con cadenza regolare, dovesse effettivamente realizzarsi."In Beat Saber non ci sono griglie, né pulsanti da premere. Si indossa il visore, si impugnanoi due Move e ci si prepara ad affettare, a ritmo di musica, tutti i cubi che scorrono dal fondo"
In breve, considerando anche i muri di energia, che dovrete letteralmente evitare spostando tutto il corpo, complice una playlist dominata da sonorità tecno, ci si ritrova invischiati in un’esperienza da cui è davvero difficile staccarsi, estremamente movimentata, impegnativa anche per gli esperti del genere.
La Campagna, per esempio, propone una manciata di livelli in cui la formula di base viene lentamente stravolta e puntualmente rinvigorita dall’inserimento di malus sempre diversi. Bombe che vanno evitate a tutti i costi, indicatori che spariscono, un margine d’errore sempre più ridotto: gli sviluppatori hanno spinto al limite il gameplay proposto, architettando spartiti sempre più complessi e mettendo a disposizione diverse regole che poi possono essere eventualmente attivate o disattivate nel Free Play.
Questa modalità mette a disposizione sin da subito i 17 brani proposti da Beat Saber, permettendo all’utente di configurare a suo piacimento il brano da “suonare”, scegliendo la difficoltà e quali eventuali ostacoli affrontare, fattore da cui naturalmente dipenderà il punteggio ottenibile che comparirà poi nei rank mondiali.
Completa il pacchetto la modalità Party, utile per imbastire con pochi passaggi delle sfide in locale con i propri amici.
[caption id="attachment_192350" align="aligncenter" width="1000"] È davvero difficile descrivere il gusto che si prova nel tranciare di netto un oggetto con una spada laser a ritmo di musica[/caption]
Beat Saber è un riuscitissimo ossimoro. Con i suoi ritmi, con i movimenti richiesti per “suonare” le note che piovono verso il videogiocatore, esprime una fisicità quasi tribale e primitiva, mentre proietta il videogiocatore in uno scenario quanto più futuristico (e distopico) possibile.
Proprio a questo proposito si può muovere un’altra critica al gioco: la cronica carenza di brani proposti, fa il paio con la relativa povertà degli scenari in cui sono ambientati i vari livelli, tutti uguali tra loro.
Piccole sbavature, tuttavia, di cui ci si dimentica in fretta non appena si scopre quanto sia estremamente divertente e soddisfacente affettare cubi a ritmo tecno. Beat Saber è l’ennesima killer application per PlayStation VR, ennesima perla forse imperfetta, ma certamente in grado di dimostrare quanto la realtà virtuale possa essere un valore aggiunto nel panorama videoludico.