Beastly - La recensione

La Bella e La Bestia in versione emo è un gioiellino di comicità involontaria. Lui sembra un dj di elettronica della Germania dell'Est, lei appena uscita High School Musical...

Critico e giornalista cinematografico


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Qualunque sia stata la molla che, dopo due anni di permanenza nei migliori cassetti delle migliori scrivanie di Hollywood, ha portato alla realizzazione di questa sceneggiatura, è stata geniale. Beastly non si vergogna di cavalcare palesemente la moda del periodo, ovvero le belle salvate dalle bestie in un contesto giovanil-depresso-casto (da Twilight fino a Cappuccetto Rosso Sangue è un profluvio) e lo fa attingendo dalla storia di bestialità e bellezza per antonomasia.

Nel tentativo di adattare la favola non solo alla modernità ma alla moda (che è una corrente della modernità) Daniel Barnz, sceneggiatore oltre che regista del film, si macchia però di superficialità. Per tutto il flim non si può far a meno di credere che abbia pensato che a un pubblico semplice, cui si vuol raccontare una storia semplice, si possa proporre un film fatto in fretta. E del film fatto in fretta Beastly ha tutte le caratteristiche, compresa la più sublime, quella devastante e involontaria comicità che è così rara nelle brutte pellicole.

Maledetto da una strega emo, il bello della scuola diventa bestia, anche se questo diventare bestia non consiste in una metamorfosi che lo avvicini allo stato animale ma consiste nella perdita di tutti i capelli e nella comparsa di tatuaggio e tagli estremamente modaioli, una versione più underground e tedesca di sè. E nessuno lo riconosce, come capita a Pippo quando diventa Superpippo, tantomeno la bella in questione che il malcapitato dovrà conquistare (nonostante le sue fattezze mostruose e teutoniche) per tornare bellissimo (cioè con i capelli e senza tatuaggi).

L'ingenuità sentimentale in una pellicola indirizzata ad un pubblico adolescenziale è caratteristica, non stona nè può essere condannata. La semplicità nel raccontare i presupposti che portano allo svolgersi di una trama risaputa nemmeno può essere condannata, tanto risulterebbero ridondanti lunghe spiegazioni. Il continuo esporre sentimenti, idee e valori dei personaggi a parole da parte degli stessi interessati potrebbe essere considerato sfida audace. Tuttavia i tre elementi messi assieme danno vita al più scombinato, sgangherato e sbrigativo film mai tratto dalla Bella e La Bestia. Talmente sgangherato che alla fine anche tutti i presupposti-Twilight ("c'è un mostro dentro questo ragazzo che mi attrae sessualmente ma il mio amore vero viene prima") sono ad un certo punto dimenticati a favore di una rapida risoluzione.

La cosa più strana è la partecipazione di Neil Patrick Harris, attore che centellina (chissà per volontà di chi) le proprie apparizioni e che in questo film, nella parte del cieco consigliere della bestia, stona per qualità e quantità. A giudicare dal divario con il resto della sceneggiatura si direbbe che le proprie battute Neil se le sia scritte da solo...

***nota: i commenti verranno ripristinati presto. Ci scusiamo per i disagi***

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