Battleship - la recensione

Sulla carta un film basato sulla Battaglia Navale - con l'aggiunta degli alieni - sembrava una idea folle. E invece Battleship intrattiene, diverte e... colpisce!

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Due anni fa l'annuncio che sarebbe stato realizzato un film basato sul gioco della Battaglia Navale lasciò interdetti i più. Riflettendoci, film come Signori, il delitto è servito ci hanno insegnato che si può fare un film anche su un gioco da tavolo come Cluedo, ma negli ultimi anni i toy movie di maggior successo la Hasbro li ha realizzati partendo da linee di giocattoli la cui mitologia era già stata ampiamente esplorata attraverso fumetti e cartoni animati (Transformers, G.I. Joe).

Costruire un film su un gioco di strategia come la Battaglia Navale sembrava più uno scherzo, e invece in Battleship Peter Berg e gli sceneggiatori Jon e Erich Hoeber hanno sviscerato tutto il potenziale narrativo alla base del concetto "due flotte si scontrano" ...inserendo un terzo incomodo: l'invasione aliena. Il risultato è un kolossal fantascientifico d'azione che va preso per quello che è, ovvero un popcorn movie non dissimile dai sopracitati Transformers e G.I. Joe (ai quali è stato affiancato in vari modi durante la promozione). Addirittura, sotto molti aspetti è migliore.

Quello che vuole fare Peter Berg con Battleship è chiaro fin dalle prime inquadrature: divertire, tenere gli spettatori aggrappati al bordo della poltroncina e intrattenerli. Nel primo atto il film presenta i vari personaggi: lo scapestrato Alex Hopper (Taylor Kitsch), suo fratello (Alexander Skarsgard), la fidanzata (Brooklyn Decker), il padre di lei e vice-ammiraglio superiore di lui (Liam Neeson) e una serie di personaggi secondari. A quel punto, una astronave aliena piomba nel bel mezzo di una rievocazione/esercitazione che coinvolge la flotta americana e quella giapponese, e da lì parte la devastazione. Sarà compito dei protagonisti - alcuni in mare, altri rimasti a terra - cercare di spazzarli via impedendogli di chiamare rinforzi, adoperando in alcuni punti una strategia che effettivamente ricorda il gioco della Battaglia Navale.

I punti di forza di Battleship non si basano certo sulla verosimiglianza della messa in scena (il tentativo di spiegare scientificamente l'arrivo degli alieni non convince molto, così come certe onde "materiche" sparate nello spazio e le acrobazie di certi personaggi), ma sui personaggi e l'azione, molto ben gestita da Peter Berg. Anche grazie all'aiuto di protagonisti piuttosto in parte Berg riesce a giostrarsi tra momenti che potrebbero tranquillamente sforare nel camp (e in questo senso una forte dose di umorismo e autoironia aiutano) e scene d'azione veramente colossali.

Il film è nato anche come omaggio del regista alla marina USA, dove ha lavorato suo padre, ma fortunatamente riesce a non diventare una pura esaltazione della potenza militare americana. Insomma, siamo ben lontani dalle panoramiche ultracelebrative di Michael Bay, e quando Berg vuole rendere veramente omaggio ai veterani USA lo fa in maniera inaspettata e molto divertente (se non, a tratti, surreale). In questo senso, l'inserimento tra i protagonisti principali di un personaggio come quello di Mick Canales (un soldato che ha perso le gambe in un attentato in Afghanistan, interpretato dal colonnello Greg Gadson, che vive realmente con delle protesi in titanio al posto delle gambe) dà una forte dose di realismo a un film che potrebbe tranquillamente partire per la tangente tra alieni high-tech (realizzati peraltro egregiamente in CGI) e gigantesche navi da guerra che sfidano astronavi nel Pacifico. Il suo personaggio crea un'ottima chimica con quello di Brooklyn Decker (che non si limita a fare la bambolina - e qui torna ancora alla mente Michael Bay), e i due contribuiscono a stemperare l'azione principale riportandoci a una dimensione più umana e personale e fornendo anche qualche espediente di sceneggiatura.

E se un quarto d'ora in meno al film forse avrebbe giovato, così come sarebbe stato auspicabile qualche decibel in meno nelle scene più spettacolari, Battleship è molto più godibile di tanti altri film di pura azione forse anche per i protagonisti. Taylor Kitsch dimostra - qui molto più che nel recente John Carter - il suo potenziale nel ruolo di un ragazzotto ribelle (e anche un po' cretino) costretto a diventare un eroe. Liam Neeson fa una delle solite due parti di Liam Neeson (quella della figura autorevole), mentre Rihanna funziona nella sua trasformazione da icona pop a soldatessa cazzutissima (un ruolo che, diciamolo, in occasioni più "drammatiche" sarebbe capitato a Michelle Rodriguez).

  
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