Battlefield V, poco coraggioso, molto divertente – Recensione
DICE ci riporta nuovamente ai tempi della Seconda Guerra Mondiale: la recensione di Battlefield V
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Mancherà l’effetto sorpresa, si faticherà ad individuare le autentiche novità di quest’edizione, ma il pacchetto confezionato dalla software house svedese lascia davvero poco spazio alle critiche, tanto più che i feedback ricevuti dalla community, circa il controverso prequel, sembra siano stati accolti, ascoltati e tradotti in effettive modifiche sia sotto il profilo ludico, sia per quanto concerne la sovrastruttura, la politica con cui software house e publisher gestiranno la sempre più delicata ed importante fase post-lancio della produzione.
[caption id="attachment_191563" align="aligncenter" width="1000"] Tra le modalità multiplayer disponibili, vale la pena citare la riuscitissima Operazioni su Vasta Scala, novità di questo episodio. La partita si divide in più round, su diverse mappe, in cui i due team devono completare specifici obiettivi, così da ottenere dei bonus nel match successivo[/caption]
Va da sé, dunque, che ci troviamo di fronte ad un FPS che si evolverà, e molto, sul lungo periodo, tramutando qualsiasi attuale giudizio in una sorta di attestato sulla bontà di una parte del tutto, un tutto che ci auguriamo non andrà ad intaccare eccessivamente equilibri e meccanismi già oliati alla perfezione.
Da una parte, Battlefield V approfondisce ulteriormente la gestione del personaggio, in vista delle schermaglie online, offrendo tutta una serie di potenziamenti da applicare alle varie armi già sbloccate, ovviamente a patto di possedere sufficiente valuta e di aver maturato l’esperienza necessaria. Non si tratta di semplici gadget applicabili ai vari fucili e pistole, anch’essi presenti ovviamente, quanto di veri e propri bonus che aumenteranno il ratio, la gittata, il danno inferto e così via. Avendo a che fare con dei veri e propri skill tree, spesso e volentieri, selezionando un ramo di “abilità”, rinuncerete in via definitiva ad un altro, plasmando in via sempre maggiore la tipologia di soldati che andrete a schierare in battaglia.
Questa rinnovata attenzione alla personalizzazione delle classi, che naturalmente non lesina sulle modifiche estetiche che potrete applicare agli avatar e alle armi di cui sono equipaggiati, fa il paio con un gameplay che, come sempre, incentiva e premia il gioco di squadra.
All’inizio di ogni partita, qualsiasi sia la modalità scelta, verrete inseriti in un’unità di quattro soldati, una piccola squadra tra le tante altre che compongono il vostro team in lotta per la vittoria finale. Nessuno vi costringerà a muovervi compatti sul campo di battaglia, né il supporto che potrete offrire durante la battaglia, come curare i feriti o rifornire di munizioni chi ne ha bisogno, si limiterà a questi altri tre giocatori. Semplicemente, reagendo di conseguenza agli ordini impartiti dal capogruppo, piuttosto che interagendo con la propria unità, vi farà guadagnare punti esperienza extra, che si sommeranno a quelli che vi verranno elargiti ad ogni uccisione, conquista, assist compiuto e così via.
Il ventaglio di azioni che vengono premiate con punti esperienza è tale che, anche restando tra le retrovie, semplicemente offrendo il proprio aiuto con del fuoco di supporto, si può, lentamente, apprendere le basi del gioco, iniziarsi alla guerra vera e propria, sbloccare equipaggiamento sempre più performante. È una concessione a suo modo democratica, se vogliamo, che rende la curva d’apprensione più dolce, garantendo soddisfazione e divertimento anche ai neofiti o ai meno abili.
Questa maggior malleabilità del gameplay, si incastra perfettamente nel sontuoso level design che caratterizza ogni mappa, teatro ideale per battaglie sempre emozionanti, varie, adrenaliniche. Sebbene abbondino gli spazi aperti, con conseguenti battaglie campali caotiche, ma mai confusionarie, non mancano sezioni che prevedono restringimenti, guerriglie urbane tra edifici diroccati, scambi di piombo a corta distanza. A seconda della classe scelta, del veicolo che eventualmente si controlla e della squadra che deciderete di seguire, vivrete situazioni sempre diverse, a loro modo memorabili, in linea con quanto la saga ci ha (quasi) sempre offerto.
Di tanto in tanto qualche bug, un po’ di lag, irrompe prepotentemente nell’illusione (foto)realistica di DICE, ma si tratta di brevi lampi, per lo più ininfluenti sull’esperienza globale di gioco.
Purtroppo, a cotanta maestosità del multiplayer, non fa eco una campagna offline altrettanto ineccepibile. Se il prologo agli eventi che la compongono lascia presagire un proseguo assolutamente d’impatto, sorretto da una regia digitale di tutto rispetto, alla prova dei fatti, due dei tre episodi inizialmente disponibili scivolano via lasciando ben poco allo spettatore di turno. Se la scrittura non si rivela mai abbastanza brillante per delineare i contorni di personaggi con cui è possibile provare empatia, anche il level design si rivela poco coraggioso, instradando il videogiocatore sul sentiero di un approccio stealth che, alla lunga, uccide l’entusiasmo ed appiattisce il gameplay, complice anche un’I.A. non sempre scaltrissima.
Molto meglio il capitolo intitolato Tirailleur, azzeccato per ritmo, varietà d’azione, sceneggiatura, incentrata sul tema del razzismo.
[caption id="attachment_191564" align="aligncenter" width="1000"] Le armi disponibili sono addirittura cento, la maggior parte delle quali con uno specifico skill tree di bonus passivi[/caption]
Graficamente Battlefield V ci ha soddisfatto, pur senza stupirci, segno che il Frostbite, almeno in questa sua versione declinata alle attuali generazioni di console, inizia ad avere il fiato corto. Su Xbox One X siamo rimasti impressionati dalla pulizia dell’immagine, dall’assenza di aliasing, dal sempre ottimo frame-rate. Alcune animazioni e certi ambienti fin troppo spogli, al contrario, ci hanno lasciato con l’amaro in bocca. Poco male, tuttavia, se si pensa che stiamo pur sempre parlando di un FPS in cui fino a 64 utenti possono contemporaneamente vomitarsi piombo addosso, in scenari dalle ragguardevoli dimensioni.
Battlefield V non innova, non rischia, non rivoluziona. Si mantiene fedele alla sua tradizione, riprendendo molte soluzioni artistiche e ludiche direttamente dal prequel, preoccupandosi di riscriverne buona parte della (fallimentare ed odiata) sovrastruttura ruolistica. Il risultato è un capitolo certamente conservativo, sicuramente poco coraggioso, ma al tempo stesso riuscito, divertente, godibile da un pubblico relativamente ed inaspettatamente ampio. L’esperienza, almeno attualmente, pecca sul versante single player, ma offre un esperienza di prim’ordine online, che tra l’altro promette di potenziarsi ulteriormente nei prossimi mesi.
Da questo punto di vista è difficile fare stime precise. Battlefield V ha tutte le carte in regola per diventare uno dei migliori capitoli della serie. La volontà di DICE di distribuire gratuitamente tutti i futuri contenuti aggiuntivi, da questo punto di vista, è un grande punto a favore da tenere certamente in considerazione.