Battaglia: Il Pio Padre, la recensione

Battaglia: Il Pio Padre, l'ultimo inedito del vampiro siciliano di Recchioni e Leomacs, si attesta come l'episodio più ardito e ficcante dell'intera saga

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Uscito in edicola lo scorso 31 luglio, questa nuova storia di Battaglia arriva in fumetteria oggi, giovedì 4 agosto. Rispetto alla copertina regolare di Leomacs colorata da Luca Bertelè, questa versione sfoggia una variant cover realizzata dall'altro creatore del vampiro siciliano, Roberto Recchioni.

Nata più di vent'anni fa dalla fantasia e dall'estro dei due amici e colleghi romani, l'originale saga Horror diventa il pretesto per scandagliare in maniera fantastica e romanzesca i fondali paludosi della moderna Storia Italiana, i suoi fenomeni di cronaca più oscuri e intricati.

Tra tutti quelli affrontati finora, Il Pio Padre si attesta come l'episodio più ardito e ficcante dell'intera serie. Ci vogliono "i cosiddetti" per realizzare un fumetto come questo, da parte dei suoi due autori e da parte di Editoriale Cosmo che ha sempre creduto in Pietro Battaglia, tanto da averlo scelto come esordio per la sua prima produzione originale. Insieme agli attributi occorrono 144 pagine e un formato più grande di quello finora utilizzato. Si passa infatti ai 16 x 21 cm, in cui la gabbia trova un compromesso interessante tra quella a due strisce del pocket e quella a tre del classico bonellide.

Come è chiaro dal titolo, il bersaglio è niente meno che Pio da Pietrelcina (1887 – 1968), al secolo Francesco Forgione. Beatificato nel 1999 e proclamato santo nel 2002 da papa Giovanni Paolo II, incontra da decenni - e in continuo crescendo - una venerazione popolare di massa. Francesco I ha voluto addirittura che durante il Giubileo Straordinario della Misericordia fossero esposte nella Basilica di San Pietro le sue spoglie; furono trasposte da San Giovanni Rotondo, paese dove è sepolto il padre di origini beneventane, a Roma, sollevando a febbraio varie proteste per il costo esorbitante del viaggio a spese della regione Puglia.

Prende il via da tali eventi e si conclude sempre nel presente - sviluppandosi nel 1968, ultimo anno di vita del cappuccino - il soggetto di Roberto Recchioni sceneggiato da Giulio Antonio Gualtieri, ormai un habitué del succhiasangue nostrano (all'opera in La lunga notte della repubblica in coppia ancora con Recchioni così come in …E le Foibe?). A Valerio Nizi, sbocciato artisticamente sulle pubblicazioni di Editoriale Aurea, è affidata invece la componente grafica . Si scava in quello che può considerarsi una delle figure più ambigue e discusse della Chiesa Cattolica negli ultimi due secoli. Considerato uno “psicopatico, autolesionista ed imbroglione”, tanto da venir condannato dal Sant'Uffizio, senza mai sopire i sospetti di Giovanni XXIII, Padre Pio venne poi riabilitato da Paolo VI fino a ottenere i fasti odierni.

I dubbi - per usare un eufemismo - soprattutto quelli appartenenti al pensiero laico e indipendente, vengono trasformati in azione, violenza e sarcasmo nella più travagliata avventura di Battaglia, qui vittima del fanatismo religioso e politico, simbolo stesso del demonio da esorcizzare dal frate come ultima impresa prima della morte.

La storia prende spunto dall'inchiesta di Sergio Luzzatto, raccolta nel libro Padre Pio: Miracoli e politica nell'Italia del Novecento (Einaudi, 2007) e riporta a galla con senso critico e provocatorio - cosa che dimostra una profonda documentazione - i fatti più salienti, a dir poco torbidi, che accompagnarono il francescano, come le stigmate, i rapporti morbosi con le “figlie spirituali” predilette e i contatti con le frange più reazionarie della destra. Il tutto viene descritto attraverso una godibilissima trama che scorre fluida come il bianco e il nero che Nizi riesce a impastare con meravigliosa maestria, coadiuvato nei layout delle ultime trenta tavole da Elisa Divi.

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