Battaglia 3: Muro di piombo, la recensione
Il terzo episodio inedito di Battaglia, Muro di piombo, tratta uno dei più dolorosi e oscuri eventi della nostra storia: la Strage di Ustica
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Siamo al terzo episodio inedito di Battaglia, firmato da Giovanni Masi e Francesco Francini, con la supervisione di Roberto Recchioni. Muro di piombo tratta un evento per il nostro Paese ancora più doloroso e oscuro del precedente La lunga notte della repubblica, ovvero la Strage di Ustica. Il disastro aereo avvenuto la sera di venerdì 27 giugno 1980, quando un velivolo di linea della Itavia, decollato dall'aeroporto di Bologna e diretto a Palermo, si squarcia in volo, costando la vita di tutti gli 81 passeggeri. Una delle pagine più penose e ignobili della nostra storia contemporanea: ciò che ha ricoperto i resti del DC-9 tra le isole di Ustica e Ponza, non è solo il blu del mar Tirreno, ma la melma di bugie e la coltre di omertà che ha protetto e protegge un segreto nazionale e internazionale evidentemente troppo scottante, impossibile ancora oggi da sciogliere.
Dei primi tre episodi letti finora, Muro di piombo è il più lineare e spontaneo. La sceneggiatura è briosa, fresca, tambureggiante. Il testo, ridotto all'essenzialità, aumenta la cinetica del racconto, fornendo un fumetto che offre l'azione di un comic-book americano e l'immediatezza e la fruibilità di un manga giapponese. Battaglia è spietato come non mai, ma se può sembrare esagerato affermare che qui incarni la parte dell'eroe, sicuramente gli si addice il ruolo di giustiziere (anche se la propria vendetta è solo privata) e immediatamente il pubblico si schiera. Una bella spruzzata di pulp aggiunge sapore all'amalgama, e alla fine il prodotto è divertente e piacevole, con l'adeguato retrogusto amaro che caratterizza da sempre il soggetto creato da Recchioni e Leomacs.