Batman: Gotham by Gaslight e altre storie, la recensione

Abbiamo recensito per voi Batman: Gotham by Gaslight e altre storie, pubblicato da RW Edizioni - Lion Comics

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1989: sulla scena fumettistica si è ormai affacciato da alcuni anni un nuovo, promettente disegnatore di nome Mike Mignola, che l’anno precedente ha sancito la sua collaborazione con la DC Comics occupandosi della parte grafica di un'importante miniserie, Cosmic Odissey.

Nell’Universo DC di allora, il Multiverso è stato del tutto spazzato via a seguito della maxiserie Crisi sulle Terre Infinite, ma molti lettori ricordano ancora con affetto quei curiosi e originali mondi paralleli dove erano presenti incarnazioni alternative dei loro eroi preferiti.

È in questo scenario che viene pubblicato Gotham by Gaslight, sceneggiato da Brian Augustyn, un one-shot che inaugura una nuova tradizione editoriale in DC Comics, quella degli Elseworlds. Questa storia, unitamente al suo seguito del 1992, Master of the Future - disegnato in maniera eccellente da Eduardo Barreto - e ad altre due storie brevi disegnate da Mignola (pubblicate in origine su Legends of the Dark Knight #54 e Batman Villains: Secret Files and Origins) vanno a completare il volume pubblicato da RW Edizioni - Lion ComicsGotham by Gaslight e altre storie.

Un titolo che rappresenta un tuffo in un passato che non esiste più? Sì e no, da come si vuole vedere la cosa. Gran parte del volume è ambientata in una Gotham City alternativa del 1889 e del 1892 (ovvero un secolo prima della pubblicazione delle loro rispettive storie), dove un Bruce Wayne di ritorno da Londra adotta l’identità di Batman dapprima per scoprire l’identità di Jack lo Squartatore, responsabile anche della morte dei suoi genitori, poi per debellare i piani di Alexandre LeRoi, un uomo capace di portare distruzione dall’alto grazie alle sue macchine volanti.

Il Mike Mignola di Gotham by Gaslight non è di sicuro un disegnatore alle prime armi, pur essendo ancora alla ricerca di uno stile ben preciso, e quindi adotta soluzioni grafiche comunque apprezzabili. Nella Gotham “vittoriana” da lui disegnata, piena di vicoli oscuri e ombre minacciose, nonché nei paesaggi onirici della storia tratta da Legends of the Dark Knight sceneggiata da Dan Raspler, vi sono i prototipi dell’Hellboy Universe.

Diventa dunque interessante esaminare come, soprattutto nella prima storia (dove peraltro le sue matite vengono inchiostrate da un gigante come P. Craig Russell), Mignola stia compiendo e quasi portando a compimento quella maturazione artistica che contribuirà a farlo diventare da lì a qualche anno un autore completo e acclamato. Ci sono certo ancora delle piccole incertezze, le quali tuttavia non pregiudicano il buon risultato dell’opera finale.

L’ultima storia, invece, del 2005, sceneggiata da Steve Purcell, è di molto successiva alla nascita di Hellboy. Qui c’è già il Mignola maturo che però in questo caso sembra solo voler celebrare senza troppi fronzoli l’Universo DC tramite la descrizione dell’ascesa e la caduta di un personaggio di secondo piano (il secondo Clayface), scomparso durante la Crisi. Certo, il Mignola sottotono è comunque migliore di altri artisti al loro massimo.

Se la parte grafica è ciò che più risalta in questo volume, le storie invece non riescono a fare altrettanto. Non perché ci troviamo di fronte a delle pessime sceneggiature, anzi: più che altro, a distanza di svariati anni dalla loro prima pubblicazione, il tempo passato si fa sentire. Ciò che appariva innovativo allora, oggi è scontato, e le storie presentano dialoghi e soluzioni di sceneggiatura senza clamori o soluzioni narrative memorabili. Va comunque dato atto ad Augustyn di aver trasferito con efficacia le atmosfere delle storie batmaniane di quell’epoca in un contesto del tutto inedito, mantenendo invariate le caratteristiche salienti del Cavaliere Oscuro.

Ciò che appare più particolare risulta infine essere la celebrazione delle atmosfere steampunk della seconda storia, Master of the Future, debitrice comunque – e in maniera evidente – anche di una celebre pellicola del 1961 con Vincent Price, Il Padrone del Mondo (a sua volta debitrice dei romanzi di Jules Verne, in un continuo gioco di rimandi e citazioni).

La storia che insegue la storia che insegue la storia, in ultima analisi.

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