Batman: Dark Knight III - The Master Race #1, la recensione

Abbiamo recensito per voi Batman: Dark Knight III - The Master Race #1, debutto della nuova miniserie dedicata al Cavaliere Oscuro di Frank Miller

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Dopo tanti annunci, indiscrezioni e una montagna di copertine, è finalmente uscito negli Stati Uniti il primo numero di Batman: Dark Knight III - The Master Race, terzo capitolo della grande saga del Cavaliere Oscuro iniziata da Frank Miller nel 1986 con Il ritorno del Cavaliere Oscuro e proseguita poi nei primi anni del XXI secolo con Il Cavaliere Oscuro colpisce ancora. In questo caso, Miller è affiancato ai testi da Brian Azzarello e ai disegni da Andy Kubert. Alle chine, ritorna invece Klaus Janson.

La struttura narrativa di questo primo capitolo (e supponiamo di tutta l'opera) si suddivide in due filoni narrativi rigidamente separati nell'albo (uno prima e uno dopo), ma molto intrecciati a livello di storia: il primo, illustrato da Kubert, va a raccontare la sequenza principale che vede il ritorno in scena di Batman, mentre il secondo, che presenta il sottotitolo di Dark Knight Universe Presents e le matite dello stesso Miller, funge da spin-off nato con lo scopo di raccontarci le vicende di personaggi appartenenti al cast di supporto della storia, in questo caso Ray Palmer alias Atom.

La storia si svolge circa tre anni dopo la fine de Il Cavaliere Oscuro colpisce ancora. Nuovamente (così come all'inizio dei due capitoli precedenti), il mondo intero crede che Batman sia morto: del resto, se Superman non avesse salvato all'ultimo secondo Bruce Wayne, anche questi sarebbe finito in un mare di lava così come il folle nuovo Joker, Dick Grayson. Improvvisamente, però, l'Uomo Pipistrello riappare nelle strade di Gotham, quando pesta a sangue dei poliziotti colpevoli di essersi accaniti contro un giovane teppista, sostanzialmente innocente. Questo "nuovo ritorno" del Cavaliere Oscuro viene immortalato dalla camera di uno smartphone e la notizia giunge in un attimo a tutti i media del globo. L'intera popolazione mondiale si trova dunque a interrogarsi sulle motivazioni di questa ennesima discesa in campo di Batman, compreso il Commissario Ellen Yindel, la quale non ha mai visto di buon occhio (per usare un eufemismo) le azioni del Cavaliere Oscuro. Nel frattempo, ritroviamo una Wonder Woman più battagliera che mai mentre combatte contro un mostro simile a un minotauro nel cuore della giungla: l'Amazzone afferma di essere tornata a casa, in quella che sembra un'antica città sudamericana (Themyschira?).

La novità sostanziale è quella che la vede portare in spalla (e allattare) un neonato di nome Jonathan: ignoriamo ancora chi sia il padre, anche se il nome scelto per il pargolo lascia pochi dubbi a riguardo. Di certo, Superman e Wonder Woman hanno già dato vita alla giovane Lara, che qui ritroviamo esattamente come l'avevamo lasciata: potente, curiosa e ribelle, con addosso gli abiti che la rendono di fatto la nuova Supergirl. La ragazza si reca presso ciò che resta della Fortezza della Solitudine del padre, dove trova lo stesso congelato sotto uno spesso strato di ghiaccio: ignoriamo cosa sia accaduto all'Uomo d'Acciaio e da quanto tempo sia in questo stato, ma possiamo rilevare come sua figlia sia davvero contrariata per tale situazione, almeno fino a quando gli abitanti di Kandor (ancora in bottiglia) attirano la sua attenzione. Dopo averci presentato la situazione generale dei protagonisti principali di questa saga, assistiamo alla seconda operazione di Batman in questo revival, il quale è inseguito da un fiume di poliziotti. Il finale rivelerà una grande sorpresa, mentre tutti i lettori si chiederanno che fine abbia fatto Carrie Kelly, ex Robin e ora nota come Catgirl.

Nella storia dedicata ad Atom, ritroveremo Ray Palmer alle prese con la sua consueta malinconia, a riflettere sulla sua situazione così come sulla natura di tutte le cose. Il flusso di pensieri del cervellotico personaggio sarà interrotto proprio dall'arrivo di Lara, la quale chiede il suo aiuto per riuscire finalmente a liberare gli abitanti di Kandor dalla loro prigione di cristallo.

Non è assolutamente facile valutare Batman: Dark Knight III - The Master Race #1: da un lato c'è l'emozione per il ritorno in scena di un universo narrativo leggendario, popolato da personaggi dei quali sentivamo un po' tutti la mancanza, dall'altro, non si possono non considerare gli scomodi precedenti con i quali è impossibile non operare un confronto.

A livello narrativo, la storia risulta sufficientemente interessante, sebbene un po' piatta a livello emozionale e soprattutto ridondante sotto alcune tematiche, che infondono poca originalità al tutto. Come già detto, per l'ennesima volta Batman si palesa dopo essere stato dato per morto da tutti e diversi anni di sparizione, anche qui ritorna l'importante funzione dei media, i quali sono veri e propri personaggi di quest'opera milleriana e, a quanto pare, Superman e Wonder Womani hanno avuto un altro figlio, dopo che ne Il Cavaliere Oscuro colpisce ancora ci venne rivelata l'esistenza di Lara.

Il colpo di scena finale salva sostanzialmente la storia e ci fa sperare in un prosieguo migliore. Del resto, questo potrebbe essere stato un effetto voluto e calcolato da parte degli autori, che poi punteranno a sorprenderci nei prossimi capitoli, buggerandoci letteralmente. Interessante la backtale dedicata ad Atom, il quale è un personaggio meritevole di grande approfondimento, ma spesso relegato in secondo o terzo piano nelle dinamiche DC Comics. Da un punto di vista meramente tecnico, la storia è narrata nella maniera ottimale, con un buon equilibrio tra dialoghi e azione: del resto, da due come Miller e Azzarello non ci si poteva aspettare niente di meno.

Sono forse le matite di Kubert la nota più dolente dell'albo. Partiamo con una necessaria premessa: qui stiamo parlando di uno dei disegnatori più talentosi e celebri dell'era moderna, un artista che ha fatto il suo pezzo di storia di Batman quando, qualche anno fa, fu il primo illustratore della lunga gestione del personaggio di Grant Morrison. Ecco, vedere un disegnatore del calibro di Kubert mutare il suo stile, alterandolo, per scimmiottare quello di Miller, proprio non ci piace. La conseguenza sono disegni che non danno di nulla, privi di personalità, sebbene lo storytelling del fumetto sia ben congegnato e dotato di un buon dinamismo. Andy Kubert avrebbe semplicemente dovuto disegnare questa storia alla maniera di Andy Kubert, non facendo il verso a Miller, il quale, invece, se la cava egregiamente nell'illustrare la storia di Atom, dimostrando un buono stato di forma e non tradendo il suo inconfondibile stile che viene di nuovo esaltato al massimo dalle chine di Janson.

In conclusione, ci sentiamo di sospendere momentaneamente il giudizio sulla bontà qualitativa di Dark Knight III. Ci sono cose che ci sono piaciute e altre molto meno. Di sicuro è lecito, se non doveroso, aspettarsi una crescita nel corso dei prossimi capitoli e siamo abbastanza ottimisti a riguardo. Detto questo, è comunque una sensazione piacevolissima tornare a immergersi in questa leggenda e vedere Miller tornare a fare fumetto dopo un periodo buio e difficile. Bentornato, Frank!

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