Batman: Dannato, la recensione
Dannato, di Brian Azzarello e Lee Bermejo, è storia di Batman diversa da quelle che leggiamo di solito, e racconta di un eroe dubbioso e sofferente
Un battito cardiaco che sembra quasi interrompersi per poi riprendere a battere ancora. Lentamente, e poi con sempre più costanza, mentre una frase dal passato riemerge nella nostra memoria collettiva. E infine, compare lui: il Cavaliere Oscuro. Pesto e sanguinante. Inizia così Batman: Dannato, storia in tre parti pubblicata tra il 2018 e il 2019, sceneggiata da Brian Azzarello e disegnata da Lee Bermejo; la prima inserita nella linea DC Black Label, volta a pubblicare fumetti rivolti a quel pubblico cosiddetto più maturo.
Coloro che hanno letto Joker, la storia realizzata nel 2008 da questi stessi autori, ritroveranno atmosfere a loro note e congeniali, tanto che questa miniserie può definirsi come una sorta di suo sequel... apocrifo aggiungeremmo, al di là delle firme coinvolte.
C'è tuttavia un'altra storia di cui Batman: Damned vuole rappresentare un sequel, stavolta davvero apocrifo. Ebbene sì, Brian Azzarello compie l'impensabile e – pur essendo più un insolito omaggio che una vera e propria "dichiarazione di intenti" – sotto i nostri occhi si manifesta il seguito di The Killing Joke, di Alan Moore e Brian Bolland. Una cui frase compare, modificata, nelle battute iniziali di questa miniserie, lasciandoci un senso di straniamento.
Cosa accade davvero dopo quell'ultima vignetta, che vede Batman e Joker ridere a crepapelle sotto una pioggia scrosciante? Alla fine è forse vero che tutte le storie sono immaginarie e si rincorrono in un cerchio infinito? E dove vanno a finire questi racconti, quando le terminiamo e le riponiamo nelle nostre librerie? Incredibile ma vero, le risposte a tutte queste domande – o forse sarebbe meglio dire interpretazioni – le troverete qui.
Messa giù così, Batman: Dannato sembrerebbe un racconto esistenziale, filosofico e drammatico. Lo è, ma non solo. È anche e soprattutto una storia di Batman, diversa da quelle che leggiamo di solito, dove troviamo un eroe dubbioso e sofferente. Un dolore ben ritratto anche nei disegni di Lee Bermejo e nelle crepe del costume dell’eroe, che lasciano trasparire un’umanità di cui a volte ci dimentichiamo, essendo così spesso messi a contatto con la sua presunta infallibilità.
E alla fine ritroveremo un giustiziere che da questa sua cerca interiore uscirà cambiato. Molto cambiato. Fino alla prossima dannazione e rinascita.
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