Batman Begins

Dopo gli orrori di Joel Schumacher, grazie a Christopher Nolan e Christian Bale rinasce la saga di Batman. E da questo primo episodio, l’impressione è che siamo sulla strada giusta per una lunga serie...

Condividi

Nel momento in cui Christopher Nolan venne scelto per riportare in vita il Cavaliere Oscuro, molti rimasero perplessi. In realtà , la decisione della Warner era decisamente saggia, per molte ragioni. In primis, Nolan si era fatto notare con Memento, ma successivamente con Insomnia aveva provato di poter utilizzare budget importanti e cast notevoli senza problemi, cosa che non si poteva certo dire per registi come Bryan Singer e Peter Jackson, prima che X-Men e Il Signore degli Anelli incrociassero il loro cammino.
E poi, molti forse si scordavano la natura particolare di Batman, decisamente diverso dagli altri supereroi, non tanto (come sottolineano tutti) per la mancanza di superpoteri, ma perché in lui sono decisamente evidenti una schizofrenia e problemi psicologici generali. E chi meglio di un regista che aveva affrontato assassini senza scrupoli, persone con gravi problemi di memoria e poliziotti con molti scheletri nell’armadio per portare in scena questo personaggio ambiguo e la decadente Gotham City?

E’ difficile non rimanere colpiti, per un motivo o un altro, da Batman Begins. Una cosa che emerge subito è che Nolan non ha nessun problema ad affrontare un’esperienza così impegnativa. Basta vedere come sfrutta abilmente gli spazi scenici, che siano i magnifici paesaggi aperti islandesi (e qui l’esperienza in Alaska per Insomnia deve aver contato parecchio) o la claustrofobica Gotham City. Per quanto riguarda quest’ultimo punto, siamo di fronte ad un lavoro mastodontico e straordinario, che mostra una città avveniristica, con palazzi impressionanti e una metropolitana sopraelevata mischiati ai bassifondi degni di una bidonville sudamericana. Insomma, il lavoro sulle scenografie di Nathan Crowley è magnifico e merita almeno una nomination all’Oscar.

Ma anche a livello psicologico, il film è notevole. Il senso di colpa di Bruce Wayne per la morte dei suoi genitori è sfruttato molto bene e senza venire banalizzato. Insomma, anche in Elektra c’era l’intenzione dei creatori di rendere il discorso più profondo, ma i risultati erano pessimi. Qui, per quanto riguarda l’introspezione del personaggio principale, siamo a livelli raramente toccati da un film di questo tipo.

E Nolan (che comunque, è il caso di ricordarlo, deve dar vita ad un prodotto che piaccia anche ai ragazzini più superficiali) è bravissimo ad inserire elementi innovativi e forti in una struttura classica. Così, mentre alcuni dei migliori fumetti dedicati al personaggio (come Arkham Asylum di Grant Morrison o ovviamente Il ritorno del cavaliere oscuro di Frank Miller), davano l’impressione di essere delle divagazioni su un tema consolidato, qui abbiamo un Batman con molte delle sue usuali caratteristiche, ma anche con degli aspetti veramente inquietanti. Di sicuro, è il caso di scordare Michael Keaton, per non parlare di Val Kilmer e George Clooney. In questo caso (anche grazie ad una performance efficacissima di Christian Bale) siamo di fronte ad un supereroe duro, a tratti spietato, e con molte zone d’ombra (in particolare all’inizio).

Così, passa un’ora e non ci si accorge quasi di non aver ancora visto il protagonista in costume. E questo avviene senza che si annoi durante questo periodo (insomma, non è il caso di pensare a Hulk), anche grazie alla struttura non convenzionale della narrazione di Nolan (che non sarà contorta come in Memento, ma di sicuro non è quella a cui siamo abituati per blockbuster del genere).
Invece, ci rendiamo conto di aver visto probabilmente la miglior performance di un cast in un adattamento fumettistico. Se Gary Oldman, Michael Caine e Morgan Freeman sono ovviamente ad alti livelli, sconvolge la performance di Tom Wilkinson (nei panni del mafioso Carmine Falcone), che in pochi minuti lascia il segno (e se la pellicola fosse uscita a fine anno, una candidatura all’Oscar come non protagonista non sarebbe stata una follia). E anche Katie Holmes, che sulla carta sembrava l’anello debole della catena, se la cava bene.

Purtroppo, la seconda parte è decisamente più convenzionale, con tutta una serie di situazioni abbastanza scontate (la fanciulla in pericolo, la polizia impotente, i cattivi con un piano folle su larga scala) e, soprattutto alla fine, un eccesso di azione senza pause. E la necessità di rivolgersi ad un pubblico più giovane è dimostrata anche dallo spazio lasciato al versante più gadgettistico della storia, compresa ovviamente la nuova bat-mobile (troppo carro armato, per i miei gusti).
Anche le scene di combattimento sono montate spesso in maniera troppo frenetica e non chiarissima, forse anche per la poca dimestichezza del regista in questo settore.
Si sente forse la mancanza di un villain centrale, che racchiuda su di sé tutte le energie negative della vicenda. Invece, tra Ra's Al Ghul, Falcone e lo Spaventapasseri, non si riesce a trovare un nemico costante nel corso della storia.
Comunque, anche in questa seconda ora, ci sono delle note positive e interessanti, che anche in un contesto abbastanza convenzionale spiccano per originalità .

Insomma, siamo di fronte ad un prodotto notevole, ma che mostra di non aver sfruttato tutte le potenzialità del personaggio e della storia. L’idea è che quando Nolan confermerà finalmente di voler lavorare anche ai sequel (cosa che farà non appena i dati del box office dimostreranno il successo di questa iniziativa e quindi gli permetteranno di chiedere più soldi) e si metterà al lavoro, ne vedremo delle belle...

Continua a leggere su BadTaste