Batman: Anno 100, la recensione

Il Batman di Paul Pope sembra essere un'attualizzazione delle storie originali di Bob Kane e Bill Finger

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Ideare una versione alternativa di Batman rappresenta sempre un'impresa narrativa non da poco. Anche se l'archetipo del personaggio, un giustiziere della notte che si batte contro i criminali dopo aver perso i genitori a causa di una rapina, può adattarsi a molteplici scenari, bisogna sempre stare attenti a rispettarne certe caratteristiche, per non rendere il tutto troppo forzato o estremo. E ottime versioni alternative di Batman ci sono state. Ad esempio il Batman vampiro ideato da Doug Moench e Kelley Jones, oppure il Batman vittoriano di Gotham By Gaslight. Queste, tuttavia, sono iterazioni che agiscono nel presente e nel passato... ma per quanto riguarda il futuro? Senza spingerci un milione di anni in avanti, spostiamoci al 2039, l'anno in cui è ambientata la miniserie in quattro numeri Batman: Anno 100 (Batman: Year 100), pubblicata dalla DC Comics nel 2006, sceneggiata e disegnata da Paul Pope. Questa storia, insieme ad altri tre contributi dell'autore al mito del Cavaliere Oscuro, è stata raccolta da Panini DC Italia in un cartonato.

La Gotham City di questa vicenda non è quella che siamo abituati a vedere negli altri titoli dedicati al Pipistrello: è una nuova "Terra di Nessuno", dominata con il pugno di ferro dall'esercito e dai federali, dove i supercriminali sono un mito da tempo scomparso, così come il giustiziere che dava loro la caccia.

Eppure il Bat-Man c'è ancora, anche se appare molto diverso da quello che agiva nel lontano passato. Eppure si batte ancora per la giustizia. Così, quando Batman viene accusato dell'omicidio di un agente federale, scopre ben presto dietro a questo crimine una cospirazione che arriva ai livelli più alti del potere. E per smantellare questa cospirazione, fondamentale sarà l'aiuto del nipote del Commissario Gordon.

"Il Batman di Paul Pope sembra essere un'attualizzazione delle storie originali di Bob Kane e Bill Finger"Quello che ci troviamo di fronte è un Batman del tutto inedito, figlio della peculiare sensibilità artistica di Paul Pope, autore che non si può di certo definire mainstream e che ha appreso e personalizzato molte influenze derivanti dal Fumetto europeo e orientale, tuttavia, vi si possono ritrovare degli omaggi alla storia del Cavaliere Oscuro. Il primo, e più evidente, è nel titolo, che richiama il Batman: Year One di Frank Miller e David Mazzucchelli. Non troveremo però in questo volume le atmosfere di quella celebre storia.

Il Batman di Paul Pope sembra essere un'attualizzazione delle storie originali di Bob Kane e Bill Finger, quello della Golden Age, visto come un pericoloso vigilante, un elemento esterno a una società distopica fatta passare come un'utopia (lo stato di polizia nella miniserie di Pope, gli Stati Uniti della Grande Depressione per quanto riguarda il Batman della Golden Age) e il suo unico alleato era il Commissario Gordon.

Un'era in cui i supercriminali dovevano ancora arrivare – lo avrebbero fatto molto presto – e nel mentre Batman lottava contro sindacati criminali, malfattori ammanicati con le alte sfere del potere e scienziati pazzi.

Ma c'è un altro riferimento, se si osserva bene come Pope decide di ritrarre Batman e certi suoi atteggiamenti. Un riferimento che si può rintracciare in Adam West, l'interprete del telefilm incentrato sul Cavaliere (non così) Oscuro andato in onda tra il 1966 e il 1968.

In quello che è il volto sotto la maschera, parte delle movenze e persino in un paio di situazioni surreali, tipiche di quel serial, sembra proprio di fare un tuffo nel passato – magari incomprensibile ai lettori più giovani – un passato in cui l'autore passava le sue giornate a guardare le repliche di quel programma così bizzarro, che però ha costituito un punto di partenza per la sua futura, stellare carriera.

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