Batman 17, la recensione
Abbiamo recensito per voi il diciassettesimo numero di Batman targato Rinascita, pubblicato da RW-Lion
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
L'antagonista del Cavaliere Oscuro non appare mai con la sua fisicità dirompente, preferendo giocare come il gatto con il topo: inizia a esercitare una snervante pressione psicologica che fa scaturire apprensione nell'animo di Bruce. Inoltre, le implicazioni del rapporto con Catwoman - splendidamente mostrate nella storia notturna Tetti - influenzano l'agire di Batman, intenzionato a difendere lei e la sua "famiglia" dalla vendetta di Bane.
Decisamente più centrati i colori di Jordie Bellaire, abile nel variare la sua palette adattandola alle diverse fasi del racconto: oscura e ricca di contrasti all'inizio e alla fine; più luminosa e distensiva nella sezione centrale, quella ambientata nel fast food di cui sopra.
Nell’ottima gestione di James Tynion IV su Detective Comics tutti i personaggi coinvolti hanno ricevuto il giusto "minutaggio": la Squadra dei Batman è stata al centro di tre archi narrativi in cui le peculiarità di ogni eroe venivano analizzate dallo sceneggiatore e inserite in un progetto più ampio, in cui l’interazione tra le parti ha permesso di aprire interessanti finestre su figure spesso relegate in secondo piano.
Doveva rappresentare una semplice parentesi durante la quale staccare la spina dalle vicende gothamite, invece Nightwing sembra aver trovato qualcosa di più a Blüdhaven, qualcosa che potrebbe spingerlo a trasformare una vacanza in una scelta di vita. Coinvolto in una serie di omicidi che vedono come principali indiziati alcuni membri dei Fuggiaschi, Dick Grayson riesce a smascherare chi c'è dietro alla perfida macchinazione: Jimmy Nice. Nel tentativo di riabilitare il proprio nome e quello dei suoi nuovi compagni di squadra agli occhi all’opinione pubblica, l'ex Ragazzo Meraviglia deve far affidamento a tutte le sue doti per risolvere questo spinoso caso.
Giunto alla conclusione, Blüdhaven è un arco narrativo piacevole che unisce un tono scanzonato e sfumature da teen drama al canonico lato investigativo del personaggio. Dopo un'iniziale introduzione del cast di comprimari, Tim Seeley è pronto a condurre la serie lungo binari decisamente accattivanti, con una narrazione che punta sulla coralità, oltre a un taglio più giovanile e meno cupo.
Blüdhaven non è Gotham, non ha la stessa anima nera e corrotta che tutto infetta, e in un contesto del genere, più a misura d'uomo e con un nuovo amore tutto da coltivare, il futuro di Dick non potrebbe apparire più roseo.