Bastille Day, la recensione

Profondamente europeo nella fattura, Bastille Day azzecca più le parti dialogate che le sequenze d'azione nonostante un protagonista perfetto

Critico e giornalista cinematografico


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Azione europea d’ambientazione parigina, scuola Besson (anche il font del titolo sulla locandina è quello): personaggi presi in prestito dall’hard boiled americano, pesci fuor d’acqua che di fronte ai palazzi di Parigi creano un virtuoso stridore, un senso d’esotismo e di trasferta, sentimenti semplici e dichiarati e infine azione forsennata senza limiti. In questi casi la differenza tra un Leon e un Taken, tra un Taxxi e un Banlieue 13 la fa il regista e purtroppo James Watkins non sembra troppo in palla.
Bastille Day ha il coraggio di tentare ma non il mestiere necessario per centrare il poliziesco, anche avendo dalla sua Idris Elba voglioso di dimostrarsi in grado di reggere quel che è necessario per le scene d’azione di Bond.

Ci sono i terroristi in Europa, c’è la polizia e c’è un truffatore che sarà costretto a collaborare con un poliziotto dai metodi spicci fortemente intenzionato a bloccare un piano criminale. Altro da sapere non c’è, in un film come Bastille Day non è certo l’intreccio a contare ma quanti colpi si danno e di che tipo, come sono filmati gli inseguimenti, quanti degli stunt sono fatti realmente e quanto ci si aiuti con la computer grafica.
Siamo in un terreno in cui la riuscita del film si misura tutta nel suo riuscire ad aderire ad uno standard di coinvolgimento d’altri tempi unito a ritmi contemporanei. James Watkins però già da Eden Lake aveva dimostrato di essere molto più bravo nella costruzione della tensione (vedasi le scene di furti per strada) piuttosto che nell’esaltazione del movimento.

Accade così che di tutto il suo agitarsi Bastille Day sappia fare poco, che eccella nelle sequenze dialogate (non il massimo visto il genere e la sceneggiatura) e che a fronte di un protagonista con carisma da vendere, non ne metta a frutto la statura e la maturità.
Esiste in buona sostanza tutto uno strato criminale ottimo in questo film, uno che guarda alla realtà dei fatti (il terrorismo) senza prendersi troppo sul serio ma usando questo terreno per definire un genere a parte. Il cinema europeo di terrorismo misto a poliziesco è una strada che sembra avere sempre più senso, perché capace di intrattenere un rapporto virtuoso con quelle che sono le vite degli spettatori, eppure non può nulla se non è accompagnato da idee visive originali. Detto in parole più povere, se non si distingue dagli altri polizieschi europei per come è ripreso, montato e messo in scena, allora Bastille Day non potrà mettere a frutto le sue idee di trama.

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