Bastardi a mano armata, la recensione
La nostra recensione di Bastardi a mano armata, film scritto da Luca Poldelmengo e diretto da Gabriele Albanesi
Scritto da Luca Poldelmengo e diretto da Gabriele Albanesi, Bastardi a mano armata parte effettivamente come partirebbe un dignitoso poliziottesco con Charles Bronson, tra una sparatoria in cui perde la vita una bella ragazza innocente, una polverosa prigione algerina dove si fa a cazzotti e un bad guy che passa una bustarella al nostro protagonista imprigionato (no, non sapremo mai perché era lì, ma la location faceva molto esotico), ovviamente imbruttito dalla morte di una persona cara, con il nome della figlia tatuato sul braccio. Potrebbe essere un film di Fernando Di Leo. Poi la magia svanisce, si arriva in una mega villa in Italia, noiosa ed asettica, e seguiamo già svogliatamente Sergio (Marco Bocci) che con il suo cellulare di fascia bassa fa delle foto pazzesche al buio e le invia al suo committente. Sergio non si fa alcuna domanda e quando il capo gli dice di prendere in ostaggio la famigliola che abita la villa per farsi dare i documenti (quali documenti non lo sa neanche lui), Sergio non se lo fa dire due volte. Da questo punto in poi il resto si sussegue tra banalità e assurdità una dopo l’altra, tutto all’interno della villa, fino ad arrivare a uno spiegone che dura tutta l’altra metà del film e che confonde ancora di più le idee.
Il tutto non è certamente aiutato dalla recitazione che sembra sempre finta, sopra le righe, per cui o gli attori farfugliano senza che si capisca cosa dicano, o dicono tutte le battute senza prendere fiato. Ma certamente non sono aiutati dalle battute, che si susseguono a suon di banalità e cliché una dopo l’altra. Bastardi a mano armata è sostanzialmente un film ingenuo, privo di carattere, che non nutre amore alcuno per le cose che sta raccontando, in cui sembra che la prima idea accettabile che hanno avuto per qualsiasi scena sia quella che è stata poi scritta, girata, montata. Sì, abbiamo detto che rivogliamo i generi in Italia: ma no, non intendevamo questo.
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