Barracuda Queens, la recensione

Nell'ostinato tentativo di sembrare acuta e amorale, Barracuda Queens cancella ogni profondità psicologica, finendo per risultare sciatta

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La nostra recensione di Barracuda Queens, miniserie svedese creata da Camilla Ahlgren disponibile su Netflix

H. G. Wells, celeberrimo autore britannico, scrisse che "con gli anni la moralità in genere migliora, quel che lascia a desiderare è l'immoralità”. Osservando Barracuda Queens, miniserie svedese liberamente ispirata a una catena di rapine realmente verificatesi negli anni '90, la veridicità delle parole dello scrittore trova una triste conferma.

La storia è presto detta, per chi non la sapesse: cinque amiche ventenni, esponenti - seppur con qualche differenza economica effettiva - della Stoccolma bene, si dedicano al furto in case di abbienti amici e conoscenti dapprima per "necessità", per poi prenderci gusto. A qualcuno verrà in mente il coppoliano Bling Ring, e di certo la creatrice Camilla Ahlgren ha tenuto a mente il film del 2013 nel costruire la rutilante (almeno nelle intenzioni) parabola delle sue antieroine.

Forma e contenuto

Da un punto di vista meramente estetico, Barracuda Queens appare totalmente privo di reali virtuosismi; la forma è adeguata al contenuto, e l'occhio della regista Amanda Adolfsson analizza in modo freddo le dramatis personae che si muovono sul suo lussuoso palcoscenico. Un approccio lucido e senza fronzoli che, però, si accompagna a una narrazione piatta, che segue le mosse delle protagoniste senza farci mai provare un briciolo di empatia con loro.

I goffi tentativi di muovere a pietà il cuore annoiato dello spettatore passano attraverso mezzi opinabili - l'abuso sessuale - resi del tutto inefficaci dalla leggerezza con cui, poi, vengono immediatamente archiviati. Drammi usa e getta che certo non contribuiscono ad aggiungere profondità a una tavola piatta e scialba che trascina stancamente il pubblico verso il suo finale solo in apparenza disorientante.

Una goccia nel mare

Non basta dunque la patina da heist movie che ammanta la miniserie a salvare Barracuda Queens dalla palude di una banalità incapace di coinvolgere. Riprendendo le parole di Wells, la sua amoralità sfocia in fredda sciattezza, e nulla resta al netto di un'operazione nostalgia (solo in parte riuscita) nei confronti degli anni Novanta. Sia chiaro: non basta una messinscena accattivante a colmare le troppe lacune di un racconto tedioso e privo di mistero.

Se c'è una riflessione utile che un prodotto come Barracuda Queens può suscitare, è quella sull'oceano Netflix, della cui offerta essa diviene strumento esemplificativo. Fatta eccezione per qualche sporadica perla, la maggior parte delle proposte della piattaforma non differisce - per originalità e spessore - da questo triviale saggio, paradigma di un appiattimento generale della qualità del palinsesto della piattaforma; proprio come le sue innumerevoli sorelle, Barracuda Queens è destinata a essere dimenticata prima ancora che se ne termini la noiosa, inconsistente visione.

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