Banshee: la recensione

La serie di Cinemax, violentissima, pulp e quasi fumettosa è una delle migliori sorprese della midseason...

Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.


Condividi

È un fiume di sangue quello che scorre tra le strade della città di Banshee, un fiume così violento come non se n'erano quasi mai visti in tv, un fiume che travolge, maciulla, divora un numero impressionante di corpi nel corso delle dieci puntate di cui si compone la sorprendente serie di Cinemax. A navigare a stento su questo fiume solo pochissimi contendenti che vanno avanti così, spezzandosi le ossa a vicenda, nutrendosi del sangue degli altri fino a rimanere gli ultimi in piedi. Questo, in sostanza, è Banshee: la verosimiglianza e le mezze misure non abitano da queste parti, ma se cercate violenza, sesso, sangue accompagnati da un'ottima tecnica alle spalle, allora benvenuti.

Un uomo senza nome esce di prigione dopo 15 anni e si dirige verso Banshee, il luogo dove la sua vecchia ragazza, dopo un furto di diamanti andato male, ha cercato di ricostruirsi una vita. Durante il suo primo giorno in città assiste all'uccisione del nuovo sceriffo, di nome Hood, e decide di assumerne l'identità per restare in paese. Mentre Hood cerca un contatto con la sua ex ragazza scopre che la vita a Banshee è in preda a faide tutte ricondotte al locale boss della criminalità Kai. Intanto, dal passato, il gangster Rabbit, al quale erano stati rubati i diamanti, si rifà sotto per ottenere vendetta...

Ma Banshee non è nelle sue premesse e nemmeno tanto nel suo svolgimento: sarebbe ingiusto analizzarlo da questo punto di vista anche per l'estrema onestà con cui si pone. La creatura prodotta da Alan Ball (Six Feet Under) è sensazioni, è quella violenza viscerale che non ci ripugna ma ci attira, è il pulp di Tarantino al netto dell'ironia ma con quella stessa noncuranza nel sacrificare corpi all'altare dello spettacolo, è una sfida tra personaggi che si rincorrono, si sfuggono, si studiano e si guadagnano, con il percorso di morte seminato da ognuno di loro, il diritto si scontrarsi l'un l'altro. E, se non fosse per l'estrema serietà con cui viene raccontato tutto, la particolarissima caratterizzazione dei personaggi (e anche il modo con cui viene scandita la vicenda del protagonista, costretto a combattere con nemici sempre più forti) farebbe pensare di trovarsi davanti ad uno shonen.

E in effetti i protagonisti e alcuni dei personaggi secondari sembrano essere usciti da un fumetto: nel corso della stagione vediamo boss con cani antropofagi ed enormi crocifissi tatuati sulla schiena, uomini distinti ed elegantissimi che si rivelano i peggiori killer, enormi albini, travestiti hacker abilissimi nel combattimento. E tutto questo, ripetiamo, senza un filo di ironia. La classica caratterizzazione esiste, quasi sempre riconducibile a fratture familiari, ma passa in secondo piano di fronte ad immagini talmente estreme da caratterizzare ad una sola occhiata il personaggio in questione. E dunque meglio risparmiare il tempo per godersi questa cavalcata senza sosta attraverso dieci puntate (durata perfetta della stagione che si conclude gettando bene le basi per il prossimo anno) raccontate con una tecnica assolutamente perfetta.

Perché Banshee è sincero nelle sue intenzioni così come lo è nella sua messa in scena, una messa in scena che, non risparmiandosi assolutamente nulla (tantissimi nudi e violenza molto esplicita, lo ribadiamo), adatta benissimo alle sue esigenze narrative e alla costruzione della nostra partecipazione emotiva, ora con l'utilizzo della camera a spalla, ora del pianosequenza, ora del montaggio alternato tra passato e presente, ora della voce fuoricampo.

Dopo Hunted Cinemax continua a costruire la propria identità con una buona serie: Banshee è un prodotto per certi versi tagliato con l'accetta, che non conosce mezze misure e che pecca soprattutto nella costruzione di tutto ciò che va oltre il fine primario della serie (siano sottotrame secondarie o personaggi marginali). Ma è anche uno show che si è costruito da solo, senza troppe aspettative (al contrario di altri) ma con una scrittura solida, una tecnica ottima e infine una grande chiarezza sul tipo di prodotto che desiderava essere. E di questi tempi non è poco.

Continua a leggere su BadTaste