Banshee 4x08 "Requiem" (series finale): la recensione
Banshee ci saluta con il miglior episodio della quarta stagione: gli ultimi scontri, le ultime rivelazioni, per la serie action di Cinemax
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Jonathan Tropper, creatore della serie, torna a scrivere il finale della sua sanguinolenta creatura, e la sensazione è quella di trovarsi di fronte a una scaletta da rispettare rigidamente per dare a ognuno il suo posto e a ognuno il suo finale. Anche qui, è la scomoda eredità delle precedenti puntate. Comunque sia, depenniamo ben presto tutte le voci – e non sono poche – dalla lista. I neonazisti guidati da Calvin vengono rimessi presto in riga e ricondotti all'ordine, mentre per il fratello di Bunker rimangono solo la rabbia e l'umiliazione. Proprio Bunker compie la scelta più sofferta uccidendo il fratello. Il confronto con Brock, che intuisce subito cosa è successo, serve anche a non lasciare particolari ombre su Bunker, che si affianca a lui nella difesa della città.
E quindi qui, come nell'assalto di Ana, Sugar e Job al cartello e a Proctor, torna l'azione fracassona e un po' insensata: che meraviglia, ne avremmo voluta di più. In mezzo a tanti personaggi spezzati, stanchi, sconfitti, Ana (o Carrie, come vuole essere chiamata) è emersa alla grande come il vero personaggio forte della stagione. Sia Proctor che lo stesso Hood si sono lasciati trascinare dal fantasma di Rebecca per molto tempo, e solo le circostanze li hanno spinti verso una risoluzione di qualche tipo. Ana invece ha preso la situazione in mano, anche dove non le era richiesto, aiutando tra le altre cose Job a non piangersi più addosso. Tra i molti addii di Hood, quello con Ana è il più sentito e riuscito.
Nel vendicare la morte di Rebecca, e soprattutto nel sentire di dover tenere fede alla promessa fatta a sua figlia, Hood ha trovato la forza di perdonare se stesso per la scomparsa della giovane, ma anche di Siobhan. In un finale più ottimista di quello che pensavamo di vedere, Hood si dirige in moto verso l'orizzonte – c'è qualcosa del finale di Sons of Anarchy – liberandosi della città che lo aveva intrappolato per tanto tempo (e viceversa).