Partiamo dalle cose che funzionano. Questa puntata di
Banshee contiene la migliore scena della quarta stagione. Si tratta del confronto da prigionieri tra Hood e Brock, con il primo che, momento più unico che raro, getta la maschera e di fronte alla prospettiva della morte si apre con il suo compagno di cella.
Hood è da sempre il grande punto interrogativo della serie di
Cinemax, la domanda che non ha bisogno di una risposta precisa (in fondo è solo un nome, come Beatrix Kiddo), ma che trae forza dal rimanere sospesa e insoluta. Certo, se di flashback doveva parlare l'ultima stagione, avremmo preferito riguardassero il passato di Hood anziché quello di
Rebecca, anche alla luce delle ultime cose raccontate nella serie.
Trust Other Than the Ones You Tell Yourself non è necessariamente un brutto episodio, anzi almeno ha il pregio di chiudere alcune sottotrame in vista del gran finale della prossima settimana. Come era facile prevedere, il rapimento di Veronica Dawson spinge Hood alla sua ricerca, quindi allo scontro con i satanisti e alla risoluzione di questa storyline. Campo libero quindi per il series finale alle vicende con Proctor, Ana, Bunker, i nazisti, il cartello, e naturalmente Hood. Facciamo un passo indietro, e scopriamo che l'ultimo episodio di Banshee si muove attraverso canali facilmente prevedibili. Hood e Brock fanno squadra ma vengono catturati, quindi riescono a liberarsi e a sistemare con una certa facilità la setta di psicopatici.
A Proctor, che tra un problema e l'altro (ma ci pensa
Burton a sistemarne un paio) arriva sul posto nel finale, non rimane altro che constatare la morte di quello che a tutti gli effetti dovrebbe essere l'assassino della nipote. Ora, qui qualcosa non quadra. O i satanisti sono effettivamente i responsabili unici della morte di Rebecca, e in questo caso i flashback delle scorse settimane sono stati in larga parte inutili (non si voleva tagliar fuori
Lili Simmons, ma allora tutta la storia poteva essere impostata diversamente) oppure rimane qualcosa da scoprire nel series finale.
Vedremo, in ogni caso la sottotrama dei satanisti non aveva promesse da mantenere e, in effetti, non le ha mantenute. Strana decisione quella degli autori di imbastire con così tanto materiale residuo una vicenda di questo tipo.
Strana anche perché, come altre (la morte di Cruz, la morte di Randall) si chiude bruscamente senza darci l'impressione di essere servita a molto se non a creare minutaggio. Per fortuna che c'è Job, ormai tornato – se non altro esteriormente – il personaggio che conoscevamo bene, che si prende una rivincita delle sue, e c'è anche il tempo per qualche scambio con Sugar. Ottimo, questo è il Banshee che ci piace. Speriamo di rivederlo anche nel series finale.