Banshee 4x06 "Only One Way a Dogfight Ends": la recensione

Banshee si prepara al gran finale che arriverà tra due settimane, mentre la trama avanza lentamente

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Spoiler Alert
Che il finale traumatico e spezzato della terza stagione avrebbe influito pesantemente sulle psicologie dei caratteri nell'ultima stagione di Banshee era molto prevedibile, ma al tempo stesso speravamo che l'anima più adrenalinica e action della serie di Cinemax sarebbe riuscita a prevalere comunque. Arriviamo quindi a Only One Way a Dogfight Ends, sesto episodio di otto, con la consapevolezza – ormai possiamo dirlo – che ciò non è accaduto. Quando i combattimenti arrivano sono il riflesso di echi da un passato al quale pochi personaggi sentono di appartenere. C'è tristezza, amarezza, ma ci sono anche modi diversi di affrontarla.

Tutti i personaggi principali hanno perso qualcuno. Hood ha perso ovviamente Rebecca, ma anche e soprattutto Siobhan. Torniamo anche in questa occasione, come la scorsa settimana, alla poliziotta uccisa e, con lei, all'uccisione di tutte le prospettive di normalità che il criminale senza nome poteva o meno aver coltivato. Rimpianti che tornano a bloccare la tensione sessuale tra lui e la Dawson che si respirava da qualche puntata. Eliza Dushku, per quel poco di minutaggio occupato, si è dimostrata più che convincente nel ruolo: non un personaggio particolarmente conflittuale o originale il suo, ma considerato che si tratta di una new entry a ridosso del finale di serie, non si poteva fare di meglio. In particolare sarà soprattutto lei la vera forza propulsiva nell'indagine sui satanisti, mentre Hood, sempre più dimesso e stanco, si adeguerà agli eventi.

Ana/Carrie ha perso suo marito, come le ricorderà Proctor ad un certo punto in uno scambio di condoglianze. Eppure la sua reazione, nonostante la sofferenza, è stata molto diversa. Ha rivolto a se stessa lo stesso incitamento che la settimana scorsa aveva fatto a Job, che aveva iniziato a piangersi addosso. Come nell'assalto al magazzino degli spacciatori, è lei la figura d'azione, stavolta sulla difensiva piuttosto che all'attacco, ma sempre capace di trarsi d'impaccio dai pericoli, anche grazie all'aiuto di Job e nonostante la presenza sfortunata di Deva. È in quegli ultimi frangenti di episodio che la puntata si riscatta, tornando come aveva già fatto altre volte nella stagione, ad una formula vincente proprio perché familiare.

Proctor ha perso Rebecca. Questo non ha distolto troppo la sua attenzione dagli affari e dal controllo sulla città, ma potrebbe aver aperto la strada a qualche nemico di troppo che, per vari motivi, adesso osa sfidarlo. Naturalmente il riferimento è a Calvin, completamente sottomesso ad inizio stagione, dopo l'uccisione di Randall sembra aver scatenato tutto se stesso, come se non avesse nulla da perdere o come se avesse accettato di far parte di un gioco nel quale o si vince o si perde (un concetto che ripeterà, con le parole che danno il titolo all'episodio, a Bunker). Una buona puntata, sicuramente superiore al livello medio offerto quest'anno. Rimangono varie perplessità (tutta la faccenda dei satanisti è un grande punto interrogativo) legate soprattutto alla grande mole di situazioni ancora da risolvere in appena due puntate, ma Banshee ha dimostrato in passato di saper correre al momento giusto. Dovrà farlo.

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