Banshee 4x05 "A Little Late to Grow a Pair": la recensione

Banshee entra nella seconda parte dell'ultima stagione, ma la trama non avanza di molto

Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.


Condividi

Spoiler Alert
Da qualche parte esiste un Burton che con una motosega in mano e un carretto trainato da un cavallo davanti, non esita a decapitare il povero quadrupede spargendo vagonate di sangue sugli Amish ammutoliti. Purtroppo per noi il nostro occhialuto amico, che solo pochi minuti prima aveva dovuto frenare Proctor dal saltare addosso a quanti chiedevano indietro il cadavere di Rebecca, si limiterà a tagliare di netto il mezzo lasciando scappare l'animale. Magari è in momenti come questi che il titolo del quinto episodio di Banshee, A Little Late To Grow A Pair, trova un significato in più. Per il resto sarebbe ingiusto criticare oltremodo la puntata di questa settimana, più focalizzata sui personaggi e sullo strappo molto forte che gli eventi di inizio stagione hanno portato nelle loro vite.

Hood naturalmente, che vaga sognante e sconfitto di personaggio in personaggio, confrontandosi con Sugar, chiedendo scusa a Job, ricordando Siobhan di fronte alla roulotte. E infine approda a ciò che sa fare meglio: gli scontri fisici e insensati. Tornano quindi i satanisti, meno convincenti che mai, quasi presi di peso da uno show che non è questo, per gettare minutaggio in più in una serie dove, con un po' di accortezza in più, non ci sarebbe stato bisogno di introdurre nulla di nuovo negli ultimi otto episodi.

Alcuni piccoli momenti, guardacaso più centrati sul rapporto storico tra alcuni personaggi, funzionano meglio. Funziona Ana che gestisce al meglio il trauma di Job per le torture subite non assecondando il suo piangersi addosso, ma spingendolo a fare qualcosa di costruttivo; ma anche lo stesso Job che si rasa restituendoci un volto familiare, o il già citato intervento di Burton per fermare l'ira di Proctor. Per il resto l'episodio è abbastanza statico. Hood e Veronica si avvicinano di più, ma è una vicinanza dettata puramente dalle conseguenze, che non permette mai davvero un'apertura tra i due, quando invece ci chiediamo il perché della distanza tra Hood e Ana.

Infine ciò che si muove maggiormente è la storyline dei neonazisti, che però ricade in se stessa nel finale. Randall, uscito di prigione nella scorsa puntata, pronto a scatenare la sua furia su Bunker e sulla città intera, e che per l'occasione ha mobilitato tutto il suo gruppo, viene fatto fuori dopo appena un episodio da Calvin. Premesse e promesse tradite nel giro di una puntata, altro minutaggio strappato ad una stagione che si è chiusa fin da subito in un vicolo cieco. Lo scontro tra Bunker e Calvin ha nuova forza, con quest'ultimo che probabilmente non ne vorrà più sapere di sottostare a Proctor. È una svolta attesa e giusta, ma ci chiediamo a questo punto a cosa sia servita tutta l'introduzione di Randall.

Continua a leggere su BadTaste