Banshee 4x03 "Job": la recensione
Come intuibile dal titolo dell'episodio, questa settimana Banshee ci racconta cosa è accaduto a Job
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Ad esempio, tutta la storia del salvataggio di Job. Venti mesi a darlo per morto con facilità e a girare a vuoto travolti dal senso di colpa, e poi bastano poche mosse azzeccate per rintracciarlo e liberarlo. Soprassediamo su alcuni momenti di scrittura non proprio perfetti, come il fatto che Hood e gli altri permettano al loro obiettivo, e tramite con i rapitori, di fuggire invece di coglierlo di sorpresa. Banshee non deve giustificarsi per questi momenti, soprattutto perché ci ripaga con un buon inseguimento, per quanto poco verosimile sia la situazione. Però è difficile non rileggere tutta la vicenda di Job – e poco risolve il fatto che sia lo stesso personaggio a lamentarsi di essere stato abbandonato – come un ripensamento e una riscrittura di una sottotrama che probabilmente si sarebbe voluto sviluppare in altri modi e con un respiro più ampio.
Job andava reinserito nel gruppo, e bisognava chiudere tutte le porte con l'esterno spinti dalla necessità – l'ennesima – di rendere la cittadina di Banshee un nucleo ben definito in cui rinchiudere tutti i personaggi. Gioie e dolori di una serie che ha sempre trovato in altre caratteristiche i suoi punti di forza.