Banshee 4x02 "The Burden of Beauty": la recensione

Un ottimo secondo episodio di stagione per Banshee, che chiarisce alcune motivazioni dei suoi protagonisti

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Spoiler Alert
Se una delle scelte più sorprendenti della première della scorsa settimana era stata quella di gettarci in faccia il cadavere di Rebecca, The Burden of Beauty è l'inaspettato, ma gradito, ritorno sui propri passi da parte di Banshee. Quello che avevamo liquidato rapidamente come un espediente necessario a condensare gli eventi di una serie che dovrà concludersi quest'anno con appena otto episodi a disposizione, diventa il trampolino di lancio per costruire le motivazioni e decostruire ulteriormente i personaggi fino ai loro più bassi istinti, caricandone la rabbia repressa in attesa di scagliarli l'uno contro l'altro. Banshee ne guadagna molto, l'episodio è una nuova e più attenta introduzione ai temi che terranno banco nel quarto anno dello show di Cinemax. Tutte le pedine sono schierate, in attesa dell'ultimo massacro.

Lili Simmons catalizza con la sua presenza quasi tutto ciò che avviene nell'episodio. Attraverso un brutale e violento flashback ne ricostruiamo gli ultimi movimenti, le ultime interazioni tanto con Proctor quanto con Hood, che con lei finirà per avere un grande debito. Il percorso investigativo dei due procede implacabile nel presente, costretto ad alcune biforcazioni che rallentano la scoperta della verità. Per Hood si tratta sempre di celare la vergogna e la rabbia per quanto accaduto a Job, che in una, tanto per cambiare, violenta sequenza conclusiva scopriremo essere ancora vivo. Proctor da parte sua copre gli sporchi affari dei neonazisti, mentre sale la tensione a causa della scoperta di un traffico di torture porn (non ci facciamo mancare niente a Banshee) da ricondurre direttamente al fratello di Bunker. Considerato anche l'ingresso rabbioso di Ana in scena, è così che la serie ha creato una serie di stretti collegamenti tra tutti i personaggi.

Rimane l'ombra di un killer silenzioso che si aggira in zona, ma l'ovvia sensazione è che le motivazioni sul tavolo siano più che sufficienti a scatenare la resa dei conti finale. Archiviata la parentesi introduttiva, Banshee si prepara a far salire un ritmo che inevitabilmente in tempi brevi comporterà un'escalation di violenza. A differenza degli sviluppi abbastanza scontati nella storyline di Chayton lo scorso anno, quest'anno la serie gioca sull'imprevedibilità delle situazioni e su una componente di mistero che dovrà essere tenuta nascosta il più a lungo possibile. Come nel caso dell'introduzione dei Boedicker, si gioca sul mostrare prima le conseguenze e poi le cause degli eventi.

Nel caso di Rebecca, ad esempio, questo ha l'effetto di caricare di ulteriore tensione dei flashback in cui sappiamo che la protagonista dovrà morire prima o poi. Al tempo stesso nel presente la narrazione è libera di andare avanti, giocando su indagini e elementi sconosciuti a noi tanto quanto lo sono ai protagonisti. Un'ulteriore dimostrazione di stile da parte di una serie che ormai ha una sua impronta riconoscibile e apprezzabile, fatta di rapidi stacchi al montaggio e giochi di prospettiva (c'è un bel momento questa settimana in cui Proctor incontra Hood).

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