Banshee 3x10 "We All Pay Eventually" (season finale): la recensione

Arriviamo alla fine della terza stagione di Banshee: ecco cosa è accaduto

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Spoiler Alert
Il seguente pezzo andrebbe scritto interamente con il caps lock. Forse così si riuscirebbe a rendere a parole il fiume di sensazioni esagerate che sono state scatenate da Banshee nel season finale. Ma sarebbe comunque un'imitazione, e la serie di Cinemax certamente non lo è. Per carità, tutto parte da una premessa più che sfruttata, i caratteri e le motivazioni sono tipiche, le svolte sono quelle classiche dell'action, ma questa serie ha dalla sua una coerenza e uno stile ormai talmente riconoscibili da sovrastare del tutto, nei suoi momenti migliori, le mancanze a livello di scrittura. E We All Pay Eventually, ultimo episodio dell'anno, rientra perfettamente in questa categoria. È un elogio all'inverosimiglianza, ad un'estetica illogica che basta a se stessa, ad uno dei migliori action (cinema compreso) degli ultimi anni.

Partiamo dalla conclusione e, arrampicandoci sul mucchio di cadaveri accumulati, scorgiamo – con una certa positiva sorpresa in effetti – la fine di almeno due storyline. La tensione accumulata e lasciata sfogare solo in parte nel confronto con il colonnello Stowe si ripresenta prepotente nell'assalto disperato di Hood a Camp Genoa. In questo tentativo di salvare i suoi compagni lo aiuta anche Gordon. Senza parole, senza chiarimenti, senza domande. Solo imbracciando dell'artiglieria pesante e accompagnando lo sceriffo verso la sua ultima missione. Tutto questo si ricollega, in quello che – senza nulla togliere all'ottima azione – rimane il miglior momento dell'episodio, con la preparazione di Proctor e soci allo scontro con Frazier.

È in questo montaggio sensazionale, pompato da un sottofondo che cresce in modo prepotente e dal rumore delle armi preparate, che Banshee scava per costruire se stesso. È la fotografia di un action classico, che lavora su singole immagini fortissime, su tensioni e sentimenti lontanissimi per qualunque spettatore (almeno speriamo!) ma che proprio per questo possiamo accettare – nel pazzo universo della serie – come verosimili. Sugar e Job sono lì a sdrammatizzare e a ricordarci la follia controllata che stiamo guardando, e a fare da giusta spalla al tormento di Hood e Carrie. I caratteri più estremi escono allo scoperto sia nella sparatoria che nello showdown a mani nude più classico. Lanciarazzi, spade, cinture: tutto diventa un'arma in questo finale che costruisce nella prima parte e demolisce nella seconda.

E che si porta via pezzi importanti di trama, cadaveri buttati nel mucchio e pronti ad essere sostituiti da carne fresca. E con una certa sorpresa. Ad un certo punto dell'episodio diventerà evidente, ma a priori era davvero difficile prevedere che sia Stowe che Frazier sarebbero morti nel corso della puntata. Proctor, dopo la breve parentesi in cui aveva riconsiderato la propria vita, spinto dalla morte della madre, è tornato peggiore di prima. Con lui la sempre più spietata Rebecca, il meraviglioso Burton e il nuovo Morales con spada tagliente al seguito. Per Hood dall'altra parte c'è spazio per un ultimo, fugace ripensamento all'addio a Siobhan, e nel momento più concitato dell'azione, ma è Gordon, che durante l'episodio pronuncia pochissime parole, a prendersi l'ultima luce sotto i riflettori. Un personaggio che dalla sua prima apparizione è stato di tutto e di più, e che esce di scena nel modo più nobile.

Va a fare compagnia ad una serie di personaggi di primo livello che, nella stagione probabilmente più violenta vista finora (ma è difficile fare una stima) hanno abbandonato la scena. Come sempre Banshee non lavora per blocchi rigidi, ma anticipa se stesso e le future storyline. Quest'anno è stato fatto un gran lavoro di presentazione per Bunker, che in poche apparizioni ha costruito un personaggio di tutto rispetto. Stavolta ne sappiamo di più di lui, scopriamo qualcosa in più sulle sue motivazioni e sui suoi nemici, e ovviamente la sua storia personale sarà tra quelle centrali il prossimo anno. D'altra parte la quarta stagione dovrebbe raccontarci finalmente il passato di Hood, non più sceriffo ormai, alle prese con il salvataggio di Job (ritroveremo il misterioso Dalton?).

È stata una grande stagione di Banshee. Più forte all'inizio e in conclusione, calante nella fase centrale. La storia di Camp Genoa è stata gestita con i giusti ritmi e le giuste svolte, mentre la vicenda di Chayton si è allungata più del dovuto, tra situazioni troppo prevedibili e personaggi non sempre coerenti con la loro caratterizzazione. Grandiosa l'evoluzione di Proctor, ma in generale la sensazione, anche per maggiore familiarità con i personaggi, è di una più grande profondità nell'intreccio. Dietro la sua maschera di azione inverosimile, sangue, pallottole e sesso, Banshee rimane una serie ambiziosa e creativa. Tecnicamente siamo a livelli eccezionali, verrebbe da dire cinematografici se questo aggettivo applicato a questa serie non rischiasse di essere insufficiente.

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