Banshee 3x09 "Even God Doesn't Know What to Make of You": la recensione
Ad un passo dal season finale, ecco che Banshee ci regala un episodio in cui accade di tutto
Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.
Si riparte dal rapimento di Kai Proctor della scorsa settimana. La nemesi per eccellenza viene portata di fronte al boss Frazier, un elegante uomo di colore cieco – la scrittura si diverte sempre a giocare con queste combinazioni improbabili – che gioca come il gatto con il topo con lui in attesa di eliminarlo. Non troppe sorprese in questa parentesi che di fatto riprende come schema ciò che era accaduto alcune settimane fa a Hood, quando era stato condotto di fronte a Brantley e aveva ribaltato la situazione. Unica differenza, Frazier è ancora vivo e lo ritroveremo in seguito. Ciò che è simile anche in questo caso è che l'avvenimento porta alla rottura sentimentale: Kai lascia inevitabilmente Emily, non tanto – come dirà lui stesso – per proteggerla da altri criminali, quanto da se stesso. Dopo una breve parentesi nella quale si era illuso di poter cambiare, Proctor emerge letteralmente dalle fiamme, più spietato di prima.
C'è spazio anche per i nazisti. Bunker parla poco e agisce molto e, anche se non sappiamo poi molto su di lui, è entrato in breve nelle nostre grazie. Il prossimo anno sicuramente ci sarà spazio anche per conoscere qualcosa del suo passato. E, a proposito di passato, in questo episodio, preludio al finale di stagione della prossima settimana, un flashback ci racconta il primo storico incontro tra Hood e Job. Sono alcune parentesi sparse nel corso della puntata, che partono dall'ennesimo scontro verbale tra i due (Job ancora non ha perdonato a Hood il fatto di non averlo aiutato subito durante la rapina) e che, apparentemente, rimangono sospese e quasi insolute. A meno che la prossima settimana il nostro hacker non ci lasci per sempre travolto dalla furia di Stowe.