Banshee 3x08 "All the Wisdom I Got Left": la recensione

Si avvicina alla fine la terza stagione di Banshee: ecco cosa è successo nell'ultimo episodio

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Spoiler Alert
La Louisiana modellata sulla forma di Banshee è ovviamente diversa da quella vista in altre serie. Al posto delle opprimenti, quasi metafisiche atmosfere di True Detective, al posto delle musiche di Treme, c'è un luogo di perdizione fuori dalla civiltà, dove non esiste nemmeno l'illusione della legalità – quella che al contrario ritroviamo nella città della Pennsylvania – e dove avviene la resa dei conti finale tra Hood e Chayton. E francamente era ora. All the Wisdom I Got Left racconta l'esito che avremmo voluto vedere immediatamente dopo gli eventi di Tribal. La scrittura si è lasciata un po' prendere dalla sindrome del brodo allungato, che non sarebbe nemmeno male se non fosse che arrivati a questo punto lo scontro tra i due appare più come una faccenda in sospeso che come il climax di un arco narrativo. Non tutto funziona a dovere, ma decisamente facciamo un passo in avanti.

Come detto, Hood e Brock fanno un lungo viaggio alla caccia di Chayton. In questo percorso verso la vendetta dismettono, in tutti i sensi, i panni di poliziotti, e si trasformano in veri cacciatori. Proprio il rapporto tra predatore e preda viene richiamato per tutta la puntata, e decisamente la figura dell'indiano ci aiuta in questo paragone. Chayton, dietro tutti i bei discorsi sull'onore e la forza del guerriero, è una bestia, non molto più di questo. Un mostro senza sentimenti, adeguatamente – pure troppo – appiattito dalla scrittura e dall'interpretazione di Geno Segers sulla sua rappresentazione brutale. Braccato fin dentro un cimitero, qui troverà la sua fine nel modo più violento.

Lo scontro all'interno dell'episodio viene diviso in due parti, una all'inizio, la seconda alla fine. Solite riflessioni: ben diretto e coreografato, tanta adrenalina, parecchia inverosimiglianza. Quello che colpisce è la variazione sul classico confronto finale che vede l'eroe (o antieroe in questo caso) trionfare prima a parole e poi con la forza. Chayton, ormai alla fine, si spende anche in questo senso, ma a Hood poco importa. Due colpi ben assestati, nemmeno un ultimo scambio, nemmeno l'idea che attraverso questo gesto la morte di Siobhan possa essere incanalata e assorbita, nessuna soddisfazione al di fuori dei brandelli di carne che schizzano senza ritegno. Missione compiuta, si torna a casa.

Intanto a Banshee le più classiche delle transizioni ci raccontano alcuni retroscena dei personaggi secondari. C'è uno scambio di situazioni tra Sugar, che per senso di colpa dona i suoi soldi ad un giovane, e Job, che andrà a recuperare la refurtiva dopo poco. Intendiamoci, Sugar è un po' il vecchio saggio del gruppo, tra i personaggi "meno cattivi" della serie, ma è proprio per questo che una storyline su di lui in fondo non ci interessa poi tanto. Molto meglio con Burton, che tra un incontro con Rebecca e un flashback nel quale scopriamo finalmente qualcosa di più sull'inizio del suo legame con Proctor, ne esce decisamente rinforzato come personaggio. Passerella finale per il colonnello Stowe, che inizia a mettere insieme i pezzi dopo il colpo a Camp Genoa, e già sembra sulla buona strada per rintracciare i nostri.

È sempre uno spasso, e a volte anche una meraviglia, vedere Banshee, ma la gestione non brillante dell'arco narrativo di Chayton ha dimostrato come la scrittura della serie cammini su un filo molto sottile. Mancano due episodi al finale di stagione e, con la fine di questo arco narrativo, forse per la prima volta iniziamo a chiederci se gli otto episodi del prossimo anno non debbano essere anche gli ultimi.

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