Banshee 3x07 "You Can't Hide From the Dead": la recensione

Settimo episodio stagionale per Banshee, ecco cosa è accaduto

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Spoiler Alert
Con tutti i suoi difetti, che pure ci sono, non si può negare che Banshee abbia ancora, ormai alla fine della terza stagione, la forza e la capacità di sperimentare e sorprendere lo spettatore. Va bene, nel peggiore dei casi può venir fuori un esercizio di stile fine a se stesso, un tentativo di coprire le falle e le banalità della narrazione, ma di fronte a tanta cura è difficile rimanere impassibili. E anche "You Can't Hide From the Dead", settimo episodio della stagione, è così: inverosimile? Troppo sopra le righe? Pieno di riempitivi? Può darsi, ma quest'ora di televisione offre un'attenzione così maniacale per l'aspetto tecnico da far passare in secondo piano gli altri difetti. Ancora una volta una puntata visivamente splendida, dal ritmo serrato e dalle mille trovate.

Partiamo dalla conclusione, che in realtà corrisponde all'intera seconda metà dell'episodio. Circa una mezz'ora nella quale, con una brusca accelerazione sui tempi rispetto a quello che potevamo pensare, Hood, Job, Carrie e Sugar portano a termine il colpo alla base militare. È un segmento che ha tutto: è una deviazione importante nella storia, e della quale sicuramente ci porteremo le conseguenze fino al prossimo anno. Il ritmo tiene per tutta la durata, tutt'altro che breve, e cresce fino ad un climax al cardiopalma. Ma soprattutto vince l'intuizione di raccontare tutto tramite un montaggio perfetto tra le camere piazzate lungo il percorso e addosso ai nostri, creando qualcosa simile nei risultati al found-footage.

Vederlo applicato all'action, che poi in questo caso particolare assume le vesti del classico heist movie, è una bella idea. Una chiara prospettiva sull'azione e sugli scontri – che è un punto sul quale la regia di Banshee vince sempre – viene in qualche modo allora sacrificata in nome di un maggiore impatto e coinvolgimento dello spettatore. L'azione è convulsa e spesso indecifrabile, ma una volta tanto poco importa, perché noi siamo proiettati nel mezzo degli eventi e li viviamo con la stessa frenesia dei protagonisti, dall'ingresso furtivo nella base fino alla rocambolesca fuga dallo schizofrenico colonnello Stowe, che si getta all'inseguimento dei nostri con l'inarrestabilità di un T-1000.

Cosa non funziona allora? Chayton doveva uscire dalla storia sull'onda lunga delle tensioni scatenate da Tribal, è sempre più evidente. Tenerlo ancora in piedi dopo tutto ciò che è successo è semplicemente un riempitivo sulla strada per il season finale, e ha anche altri due effetti negativi. Il primo è quello di allentare inevitabilmente una tensione narrativa che alla fine del quinto episodio era alle stelle, e meritava una conclusione con i fuochi d'artificio, il secondo è quello di peggiorare la caratterizzazione del leader dei Redbones. Non che fosse mister simpatia finora, ma almeno aveva un suo distorto onore personale, un attaccamento alla causa in questa crociata contro tutto e tutti. Ora è solo un pazzo in fuga, che massacra impunemente anche chi si era esposto per lui.

Altro riempitivo è la vicenda di Deva. C'è una certa innegabile soddisfazione nel vedere i suoi parenti riempire di mazzate gli idioti con i quali si accompagnava, ma questo non ci dice molto di più se non che Ana e Gordon si sono riavvicinati. Molto più interessante il tentativo di riscatto personale di Proctor. È lui la nemesi di Hood, apparentemente tanto diverso, ma in fondo così simile nel suo tentare disperatamente di fuggire dal suo stesso personaggio e dalla sua stessa vita. Ha trovato in Emily la sua Siobhan, ma è soltanto questione di tempo prima che anche questa illusione scompaia ricacciandolo nell'ombra.

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