Banshee 3x06 "We Were All Someone Else Yesterday": la recensione

Sesto episodio di stagione per Banshee, è una puntata di transizione

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Spoiler Alert
Quella che in altre serie viene chiamata puntata di transizione, in Banshee è una puntata in cui nessuno viene fatto a pezzi. In We Were All Someone Else Yesterday tornano i temi tipici della serie di Cinemax, e torna quell'alternanza tra episodi più tesi e ricchi di azione e puntate che invece lasciano respirare tutti i protagonisti, limitandosi a gettare sul piatto qualche altro motivo di attrito da sviluppare. Qui ad esempio c'è una bella idea di contorno, che fa da prologo ed epilogo della puntata, un creativo what if tutto giocato sul senso di colpa di Hood, ma c'è anche qualche colpo a vuoto, come una storyline soporifera e riempitiva e qualche caduta negli ultimi venti minuti. Episodio minore e tanta voglia di andare avanti.

La mente e le azioni di Hood sono consumate dal sentimento della vendetta cieca contro Chayton, e non potrebbe essere diversamente, dopo ciò che ha fatto a Siobhan. La tensione e la furia del protagonista, che in Tribal venivano condensate in un unico primo piano conclusivo, qui vengono spalmate lungo tutto l'arco della puntata e, va detto fin da subito, purtroppo non portano ad un climax adeguato. Il nostro sceriffo – che non sente l'obbligo morale di obbedire alle ultime volontà della sua donna uccisa – rimane in carica e, insieme agli agenti della riserva Kinaho, è obbligato a svolgere un semplice ruolo di osservatore durante le operazioni sul campo dell'FBI contro Chayton e i Redbones.

Naturalmente Hood non ci sta e, aiutato – non per compassione, ma per opportunità – da Job, rintraccia la sua nemesi prima di tutti gli altri. E va bene che Hood esita ad uccidere Chayton appena ne ha la possibilità, preferendo una lenta agonia per il nemico, ma è anche una situazione un po' frustrante quella che conduce al finale di puntata. L'enorme indiano che si fa sorprendere come l'ultimo arrivato, Hood che indugia troppo, anche dopo aver infierito sul corpo di Chayton, Job che si fa bloccare in uno scontro, Aimee che avendo sotto tiro l'uomo esita senza colpirlo (non doveva necessariamente ucciderlo). Chayton riesce a fuggire, e qualcosa si blocca bruscamente in questa escalation di violenza, azioni e reazioni che andava avanti dal terzo episodio, fin dallo scontro tra Burton e Nola.

È, appunto, una puntata di transizione, che muove come la scorsa settimana da un parallelo tra Hood e Proctor, ai rispettivi funerali delle donne morte, Siobhan e Leah, e che termina raccontando il diverso percorso di elaborazione. Hood rientra nei ranghi – più o meno, e purtroppo senza aver portato a termine la vendetta (ma Chayton probabilmente non sopravviverà alla stagione) – e Kai si consola con Emily. E qui rimangono molte questioni aperte. È un sentimento reale, da una parte e dall'altra? O è il tentativo di far ingelosire qualcuno? Brock e Rebecca come reagiranno? Vedremo, in ogni caso è una parentesi non eccezionale, ma comunque migliore della scappatella di Deva, che chissà a cosa porterà.

Rimangono allora le due ali dell'episodio, un triste bianco e nero che apre e chiude la puntata e ci racconta la fantasia irrealizzabile di un Hood che si chiede come sarebbe stata Banshee se lui non avesse mai preso il posto dello sceriffo. È una questione che va al di là del bene e del male, di considerazioni etiche o meno, e che tiene conto esclusivamente del fatto che Siobhan sarebbe ancora viva. E tanto basta a causare un rimpianto.

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