Banshee 2x01 "Little Fish"/2x02 "The Thunder Man": la recensione
Ritorna Banshee, adrenalinico e godibilissimo, con due episodi carichi di violenza e azione
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Dopo il massacro dello scorso anno il nucleo di Banshee, cittadina della Pennsylvania fuori dal mondo e dalle sue leggi, sembra mantenersi intatto e fedele all'anarchia formalizzata che lo guida. Eppure Lucas Hood, Carrie Hopewell e gli altri dovranno in qualche modo affrontarne le conseguenze, incarnate dal nuovo personaggio dell'agente Racine (Zeljko Ivanek), affetto da un male incurabile, fumatore incallito, non tanto intenzionato a contestare i protagonisti quanto a perseguire una vendetta personale contro il boss ucraino Mr. Rabbit. Sì, perché come già sapevamo uno dei due "villain" – se così possono essere definiti, non esistendo affatto in questo mondo la contrapposizione tra buoni e cattivi – è sopravvissuto.
D'altra parte la sceneggiatura di Tropper e Schickler vive come sempre della perfetta sovrapposizione tra l'anima più intima e quella più superficiale dello show. Banshee è soprattutto adrenalina e sana tamarraggine, e le stesse tensioni emotive vibrano nel modo in cui si riflettono sulle azioni dei protagonisti, e tanto più violente e irreali saranno queste, tanto più forte sarà il contraccolpo sulla caratterizzazione del personaggio. Esplicate quindi tutte le formalità circa il riallacciamento con la passata stagione, ecco quindi una delirante rapina con assalto in macchina a tutta velocità, retromarcia e fucili spianati, oppure un carico di bestiame che viene fatto saltare in aria, o infine un'irruzione nella riserva scandita da una progressione di scontri sempre più difficili (classico shonen giapponese o videogioco, scegliete il punto di riferimento che più vi aggrada), fino al confronto (più o meno) con il boss finale.