Banana, la recensione
L'esordio di Andrea Jublin nel lungo è una piccola meraviglia. Banana è una commedia per ragazzi quasi perfetta, il cinema che vorremmo vedere sempre
Mentre all'estero questo tipo di cinema è abbastanza florido (lo sa solo chi frequenta il Festival di Giffoni o la sezione Alice nella città del Festival di Roma), da noi non ne esiste una vera tradizione, solo sporadiche incursioni che, anche nei casi migliori, non ricevono il credito che meritano. Banana però non è sorprendente solo per la sua natura ma soprattutto per la sua fattura. Scritto con una fluidità, una serietà e un rispetto della materia trattata che impressionano, vanta anche una consapevolezza della vera lingua parlata dai ragazzi (non i termini gergali e di moda ma l'atteggiamento, gli insulti, le insicurezze e le arroganze) che rischiara tutto il racconto di plausibilità.
Impossibile dire se Banana sia un film appassionante per i coetanei dei protagonisti, di certo è una delle commedie italiane migliori degli ultimi tempi. Non si salva da alcune trappole sentimentali eccessive e non è in grado di riservare ai diversi adulti del film il medesimo trattamento rispettoso che tocca ai ragazzi (le storie della professoressa e della sorella di Banana non funzionano quanto quella principale). Lo stesso la grana dell'umorismo che contamina il film è delle migliori (poco piegato sulle gag, molto sull'intreccio e capace di ridere dell'amaro) e in certi casi personaggi dipinti anche solo con un tratto minuscolo sembrano memorabili (il compagno fissato con il sesso).
Su YouTube si trova (in due parti) il cortometraggio del 2008 di Andrea Jublin intitolato Il supplente, finito anche nella cinquina per il Miglior cortometraggio agli Oscar. Si trovano i medesimi pregi di Banana (casting, scrittura, uso dell'umorismo, recitazione) e un po' più dei medesimi difetti (eccesso di melassa e difficoltà nel finire con il medesimo equilibrio dell'inizio) e vale una visione.
https://www.youtube.com/watch?v=grncgzSrl5I